È passato più di un secolo dalla celebrazione della prima Giornata Internazionale della Donna. I semi di questa ricorrenza erano già stati gettati a New York nel 1908, quando quindicimila operaie tessili avevano invaso le strade per chiedere giorni lavorativi più brevi, un salario migliore e il diritto di voto. L'anno seguente, il Partito Socialista americano dichiarò l'ultima domenica di febbraio la giornata dedicata alle manifestazioni in favore del suffragio femminile. Nel 1910, l'idea di fare di questa celebrazione una ricorrenza internazionale fu rilanciata dalla socialista tedesca Clara Zetkin nel corso della Conferenza Internazionale delle donne lavoratrici a Copenhagen, e nel 1911 - 109 anni fa - si celebrò la prima Giornata Internazionale della Donna in Austria, Danimarca, Germania e Svizzera. La scelta dell'8 marzo come data si sarebbe affermata con il tempo.
Sfida collettiva. Il tema della Giornata Internazionale della Donna 2020 è #EachforEqual: il compito di demolire stereotipi di genere e pregiudizi inconsapevoli, di allargare lo sguardo alle varie condizioni femminili, di valorizzare il lavoro delle donne e migliorarne l'esercizio dei diritti non spetta alle donne soltanto, ma a tutti. Ciascuno con le proprie azioni individuali, con un continuo esercizio nelle conversazioni, nei comportamenti e nel modo di ragionare può avere un impatto positivo sulla società e aiutare a costruire un mondo basato sull'equità di genere. Siamo ancora molto lontani dal poterci fermare, come vi mostriamo nelle prossime immagini.
Sottorappresentate. Le animazioni che vedete sono tratte da unwomen.org, l'Ente delle Nazioni Unite per l'uguaglianza di genere e le politiche per la crescita e la partecipazione delle donne (empowerment), che ha lanciato la campagna Generation Equality: l'obiettivo è una mobilitazione globale per porre fine alla violenza di genere e chiedere a gran voce giustizia economica e rispetto dei diritti, l'autonomia nelle scelte sessuali e riproduttive e la giustizia climatica (poiché sono le donne che pagano più spesso, e in prima persona, le conseguenze dei cambiamenti climatici). La partecipazione femminile piena in tutti i settori del vivere comune sembrerebbe un'ovvietà, ed è essenziale per lo sviluppo di società più sane, solide e inclusive. Eppure dalla politica alla scienza, passando per lo sport, le donne sono ancora poco rappresentate.
Politica. Solo uno scranno parlamentare su 4 nel mondo è occupato dalle donne, e questo nonostante la partecipazione femminile alla politica sia raddoppiata negli ultimi 25 anni. Le più alte cariche politiche sono ricoperte dagli uomini: a ottobre 2019, c'erano solo 10 donne Capi di Stato e 13 a capo del governo in soli 22 Paesi - su 193 Stati membri delle Nazioni Unite.
Scienza e cultura. Dal 1901 al 2019 sono stati assegnati Premi Nobel a oltre 900 scienziati. Di questi, solo 53 erano donne, soltanto 19 delle quali premiate nelle discipline più strettamente scientifiche (fisica, chimica, fisiologia e medicina). La prima donna a ricevere il Nobel - Marie Curie, nel 1903 - fu premiata insieme al marito e al fisico francese Antoine Henri Becquerel, per le ricerche sui fenomeni radioattivi; otto anni dopo, vinse da sola il Nobel per la Chimica, unica donna nella storia a vedersi riconosciuto il premio per due volte. Molte di più ne avrebbero meritato almeno uno, considerando che ci sono menti femminili dietro ogni grande scoperta scientifica. Purtroppo però il problema della scarsa rappresentanza inizia molto prima: solo il 30% dei ricercatori e il 35% degli studenti in materie scientifiche e tecnologiche è donna.
Sport. Sempre che non vengano cancellate dall'epidemia del nuovo coronavirus, le Olimpiadi di Tokyo 2020 dovrebbero avvicinarsi come mai prima alla parità di rappresentanza di atlete e atleti nelle varie discipline. Non è sempre stato così: nel 1900, con l'apertura delle Olimpiadi moderne, le donne erano 22 su 997 atleti in totale. Oggi possono competere in tutti gli sport tranne la lotta greco-romana; gli uomini, invece, non possono partecipare alle gare olimpiche di ginnastica ritmica e nuoto sincronizzato. Fuori dalle competizioni olimpiche, le donne continuano a essere escluse da alcuni sport e ad essere pagate molto meno degli uomini.
Cinema. Di Premi Oscar e discriminazione - razziale e di genere - si sente parlare spesso, ma si fa presto a snocciolare i dati sulla rappresentanza femminile nei ruoli più prestigiosi dell'industria cinematografica, come quello di regista. In 92 anni di storia del riconoscimento solo cinque donne sono state in nomination per il Premio di Migliore regista, e solo una - Kathryn Bigelow - ha vinto (con il film The Hurt Locker, nel 2010). Nel lungo elenco degli Oscar Onorari (o Oscar alla Cariera, assegnato nel 2020 anche a Lina Wertmüller) c'è qualche nome di donna in più, tra registe, sceneggiatrici, montatrici eccetera, ma restano comunque la stragrande minoranza.
Non va meglio uscendo da Hollywood: Jane Campion è l'unica donna regista ad aver mai ricevuto una Palma d'oro, in 72 anni di Festival del Cinema di Cannes (con il celebre Lezioni di Piano, nel 1993).
Giornalismo. Solo il 24% delle persone che leggiamo, sentiamo parlare o vediamo nei notiziari e nei giornali è donna, e appena il 37% delle notizie su quotidiani e tg è firmato da una reporter.
Non va meglio nel giornalismo online, dove le donne rappresentano soltanto il 26% degli scriventi. Le storie e le notizie che mettono in crisi gli stereotipi di genere e contribuiscono a rivendicare i diritti delle donne sono il 4% di quelle analizzate dal più ampio studio su quanto partecipano e come sono rappresentate le donne nei media (studio da cui sono stati tratti anche i dati precedenti).
Professioni culinarie. Gli stessi stereotipi che immaginano le donne regine della cucina tra le mura domestiche ostacolano le loro possibilità di carriera nel business della ristorazione, un mondo ancora prevalentemente al maschile. Soltanto il 4% degli chef premiati con le stelle Michelin, il più prestigioso riconoscimento per la valutazione della qualità dei ristoranti, è di genere femminile.