Curiosità

Francesco Petrarca: dall'amicizia con Boccaccio al mistero sui suoi resti

Era amico di Dante e Boccaccio? Chi era Laura? A oltre 700 anni dalla nascita e la morte di Francesco Petrarca, lo ricordiamo con qualche curiosità sulla sua vita.

Il 20 luglio 1304 nasce ad Arezzo Francesco Petrarca, precursore dell'umanesimo e principale rappresentante della letteratura e della poesia italiana trecentesca insieme ai "colleghi" Dante Alighieri e Giovanni Boccaccio. Tutti lo ricordiamo per il suo Canzoniere (anche conosciuto con il nome latino Rerum Vulgarium Fragmenta, letteralmente "Frammenti di cose volgari") e per la figura sempre presente di Laura. Ma nell'anniversario della sua nascita (e, con un giorno di scarto, anche della morte, avvenuta il 19 luglio del 1374), vogliamo svelarvi qualche aspetto meno conosciuto della sua vita, dall'amicizia col Boccaccio al mistero dei suoi resti custoditi in provincia di Padova.

Francesco Petrarca
Francesco Petrarca, particolare dell'affresco di Andrea del Castagno "Ciclo degli uomini e donne illustri", 1450, Galleria degli Uffizi, Firenze. © Andrea del Castagno

Cosmopolita. «Quando si confrontano le mie peregrinazioni con quelle di Ulisse, a parte la fama della sua impresa e il suo nome, non vagava né più a lungo né più lontano di me»: così scriveva nei suoi diari Petrarca riferendosi alla sua vita sempre in viaggio, prima a causa dell'esilio del padre Ser Petracco, e poi come diplomatico al servizio dei Colonna. Dopo aver vissuto ad Arezzo, Pisa, Montpellier e Bologna seguendo gli spostamenti del padre, Petrarca viaggiò molto anche in Europa per conto delle famiglie più importanti dell'epoca, tra cui i Colonna, riuscendo nelle sue peregrinazioni a scovare e studiare antichi manoscritti dei classici latini.

Padre padrone. Nonostante fosse da sempre appassionato di letteratura, non poté dedicarsi totalmente agli studi classici fino alla morte del padre: il notatio Ser Petracco obbligò infatti il figlio a seguire le sue orme e studiare legge, materia che Francesco mal sopportava. Più volte, in gioventù, dovette salvare dalle fiamme e dall'ira paterna le sue copie dei grandi classici latini. Alla morte del padre, nel 1326, Francesco poté finalmente dedicarsi alla letteratura: ma siccome gli studi classici non garantivano sufficienti entrate economiche, il giovane si vide costretto a prendere gli ordini minori diventando chierico, pur non sentendo la vocazione.

Laura de Noves
Laura, l’aura, lauro, l’auro. Nelle opere di Petrarca ricorrono sempre quattro concetti paronomastici (ovvero che suonano simili ma hanno significati diversi): Laura, il nome della donna amata; l’aura, l’aria che ne scompiglia i capelli nel componimento 90 Erano i capei d’oro a l’aura sparsi; lauro, l’alloro che conferisce il riconoscimento letterario ai poeti; e infine l’auro, un latinismo che indica l’oro, sinonimo della purezza dei sentimenti e dei biondi capelli di Laura.

Chi era (L')aura? In realtà il cuore di Petrarca ardeva di amore terreno per Laura, figura angelicata sempre presente nei suoi componimenti: se ne innamorò perdutamente il 6 aprile 1327, dopo averla vista in una chiesa di Avignone, in Francia. Esistono due teorie sulla figura di Laura: la prima sostiene che la donna fosse Laura de Noves, nobildonna francese moglie del marchese Ugo di Sade; secondo un'altra teoria, invece, Laura non sarebbe realmente mai esistita, se non nell'immaginazione del poeta come musa ispiratrice delle sue opere.

Illustri amici. Francesco Petrarca era amico di un altro "grande" dell'epoca, nove anni più giovane: Giovanni Boccaccio. Lo conobbe a Firenze nel 1350, e da quel momento i due iniziano a scambiarsi lunghe lettere, la più famosa delle quali è la Familiare XXI, nella quale il poeta aretino parla del suo (non) rapporto con Dante Alighieri. Secondo i pettegolezzi dell'epoca tra i due c'era una sorta di rivalità: nella Familiare XXI Petrarca spiega dipomaticamente all'amico Boccaccio di apprezzare Alighieri, ma di preferirlo nei suoi scritti volgari piuttosto che in quelli latini:

«Tu mi crederai se ti giuro che mi piace l'ingegno e lo stile di quel poeta, e che di lui io non parlo mai se non con gran lode. Questo solo ho risposto a chi con più insistenza me ne domandava, che egli fu un po' disuguale, perché è più eccellente negli scritti in volgare che non in quelli in poesia e in prosa latina»

Petrarca acefalico. Nel 1374 Francesco Petrarca morì nel borgo di Arquà, in provincia di Padova, dove venne sepolto. Nel corso degli anni il sarcofago del poeta venne violato più volte: nel 1630 furono trafugate le ossa di un braccio, due secoli dopo venne asportata la costola, poi reinserita. Alla vigilia della seconda guerra mondiale, i resti terreni di Petrarca vennero trasportati nei sotterranei del Palazzo Ducale, a Venezia, per proteggerli dalle bombe, e vennero poi riportati ad Arquà alla fine del conflitto.

L'ultima sorpresa fu nel 2003, quando un gruppo di esperti dell'Università di Padova decise di verificare lo stato di conservazione delle ossa del poeta, con l'intento di ricostruirne l'aspetto grazie alle moderne tecniche computerizzate. L'analisi rivelò però che il cranio apparteneva... a una donna, deceduta almeno un secolo prima del poeta. Il mistero non venne mai risolto, e ancora oggi ci si domanda che fine abbia fatto l'illustre capo del poeta - tra ipotesi di furti, profanazioni e sostituzioni illecite.

20 luglio 2022 Chiara Guzzonato
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