Foto, tradizioni e curiosità dell'India
Molti secoli fa i membri delle famiglie dei bramini, la casta sacerdotale di Jodhpur, in India, decisero di verniciare le proprie abitazioni di azzurro per distinguerle da quelle degli altri abitanti. Ma il colore piacque a tutti e in breve diventò quello di tutte le case del centro storico.
Questa storia non è condivisa da tutti gli abitanti della seconda città del Rajasthan: alcuni sostengono che il blu tenga lontane le zanzare, altri che sia un modo per mantenere freschi gli edifici e difendersi dall'afa.
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Foto: © Steve McCurry
Ecco un gruppo di donne velate nei loro sari, intente a percuotere (per finta, si intende) gli uomini con un bastone. Nei villaggi di Barsana and Nandgaon, nello stato indiano dell'Uttar Pradesh, la festa prende una deriva apotropaica: gli uomini cantano alle donne canzoni "spinte" per attrarre la loro attenzione. E queste rispondono con le "armi", mentre i malcapitati si riparano con uno scudo.
Foto: © REUTERS/K.K.Arora
In India un tempo lo Jal Neti - antica tecnica yoga che prevede il lavaggio delle vie nasali con acqua tiepida e salata - veniva praticato per sciogliere le tensioni mentali e trovare la giusta concentrazione. Oggi viene considerato un rimedio contro sinusiti, allergie da pollini e raffreddore.
Un treno sovraffollato di pellegrini lascia la stazione ferroviaria dell'aeroporto con destinazione Tongi. Siamo in Bangladesh e, come ogni anno, sulle rive del fiume Turag si sta svolgendo il Bishwa Ijtema, il secondo più grande raduno islamico
mondiale. Si tratta di uno degli incontri annuali del Jamaat Tabligh, una congregazione religiosa transnazionale e apolitica nata in India con l'obiettivo di promuovere la riforma spirituale islamica raggiungendo tutti i musulmani.
Durante i tre giorni dell'incontro annuale in Bangladesh sono milioni i fedeli che si riuniscono per dialogare sulla religione, pregare tutti insieme e interagire con musulmani di altre nazioni, mentre ogni discorso politico è assolutamente bandito.
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Il terreno a zolle dure e separate su cui questa donna indiana sta camminando era il fondo del lago Usmansagar a Hyderabad, la capitale dello stato indiano Andhra Pradesh.
Nel 2003 un'ondata di calore anomala ha attraversato tutto il paese, provocando oltre 1.200 morti, mentre migliaia di indiani affollavano moschee e templi con preghiere e canti per la pioggia.
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Foto: © © REUTERS/STR New
Un'altalena improvvisata, appesa a un palo: non ci sarebbe niente di pericoloso se non fosse all'interno di una discarica dislocata lungo la ferrovia di Mumbai, in India, tra percolato ed esalazioni tossiche.
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Foto: © © REUTERS/Vivek Prakash
Senza casco, senza cinture, senza alcuna protezione e su una pista di legno improvvisata: sono gli stuntman indiani che si esibiscono ogni giorno a Jammu davanti a un pubblico sempre numeroso di adulti e bambini.
Foto: © © REUTERS/Amit Gupta
Un wrestler si prepara a un incontro coprendosi il volto e la pelle con il fango, per prevenire lo scivolamento dovuto al sudore. Siamo a 400 chilometri a sud di Mumbai, India.
Foto: © REUTERS/Danish Siddiqui
Nel 1876, il Maharaja Ram Singh, re di Jaipur, la capitale del Rajastan, in India, decise di far dipingere la città di rosa, il colore tradizionalmente legato all'ospitalità, tutta la città, per dare il benvenuto a Re Edoardo VII Principe di Galles. Da allora Jaipur è conosciuta come la "Città Rosa": questo è il colore dominante in strade e monumenti (nella foto, l'Hawa Mahal, o Palazzo dei Venti).
Foto: © © Andrew Holbrooke/Corbis
Un addetto alla manutenzione si cala dalla cima di una ruota panoramica dopo averne riparato i collegamenti elettrici. Siamo a una fiera vicino allo storico Red Fort di Delhi, in India.
Costruita per la prima volta a Chicago nel 1893 su progetto dell'ingegnere americano George Washington Ferris (da cui il nome Ferris wheel utilizzato nei paesi anglosassoni), era alta 80 metri e dotata di 36 cabine, ciascuna con 60 posti. Ben poca cosa rispetto alle gigantesche ruote panoramiche che si contendono il primato mondiale di altezza: al momento spetta alla Great Beijing Wheel di Pechino, con i suoi 208 metri, seguita dalla Singapore Flyer (165 metri) e dalla London Eye inglese (135 metri). Ma sono in costruzione altre 3 ruote ancora più alte, pronte a scalzare la prima in classifica a suon di metri: una di 220 metri a Mosca (Moscow View), una di 190 metri a New York (New York Wheel) e una di 185 metri a Dubai (Dubai Eye).
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Foto: © © REUTERS/Parth Sanyal
Un ragazzino salta felice tra mucchi di sale pronto per essere raccolto nella salina di Bhavnagar, nello stato di Gujarat, in India.
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Foto: © © REUTERS/Arko Datta
Una donna indiana porta una tanica d'acqua potabile prelevata da un deposito governativo fino al villaggio di Charanka. Il compito di rifornire d'acqua la famiglia nei paesi in via di sviluppo spetta spesso alle donne, che percorrono in un giorno una distanza media di 6 chilometri con pesanti carichi sulle spalle.
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Foto: © Ahmad Masood/Reuters
Tutti stretti e stipati per fare più posto possibile: quando i mezzi a disposizione sono pochi, ci si adatta così. Lo scatto è stato realizzato nel distretto indiano dell'Uttar Pradesh.
Foto: © Adnan Abidi/Reuters
Dopo un intenso allevamento nel recinto, per questo cavallo è tempo di una bella rinfrescata nella piscina equina: siamo in provincia di Mumbai, in India.
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Foto: © Danish Siddiqui/Reuters
Un abitante del villaggio indiano di Kulasekarapattinam agghindato a festa per i 10 giorni della Dasara, una festa Hindu durante la quale oltre un milione di persone si recano al tempio del villaggio per festeggiare la vittoria del bene sul male
Yannick Cormier, France, Shortlist, Art & Culture, Professional Competition, 2013 Sony World Photography Awards
Un tempio fotografato ad agosto in mezzo alle acque straripate del fiume Tawi, nello stato indiano del Jammu e Kashmir.
Foto: © REUTERS/Mukesh Gupta
La catena himalayana coperta di neve costituisce una barriera tra le cime del plateau tibetano in Asia centrale (a nord nell'immagine) e le pianure di Nepal, Bhutan e India nel subcontinente indiano. Nell'immagine a falsi colori, la vegetazione lussureggiante appare in fucsia. La foto è stata acquisita grazie al sensore di Envisat MERIS (Medium Resolution Imaging Spectrometer) che produce immagini bidimensionali utilizzando uno spettrometro a 15 bande.
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Foto: © ESA
Le donne nomadi Kalbeliya che vivono nello stato indiano di Rajasthan hanno un aspetto curato e abbigliamento vistoso: difficile immaginare che queste donne vivano ai margini della società. In realtà usano tutto il loro charme per sedurre potenziali turisti disposti a pagare per una loro esibizione davanti all'obiettivo. Una danza, un tatuaggio all'henné bastano a pagare qualche pasto per la famiglia.
È del signor Kumaraswany la responsabilità di proteggere le piante che crescono nella riserva speciale che si estende ai bordi del villaggio indiano nella periferia di Bangalore (India meridionale). I rischi da cui preservare le piante? Una coltivazione intensiva, l'eccessivo sfruttamento del terreno e l'urbanizzazione. Ci si deve difendere anche dall'ingordigia di alcuni laboratori che si impossessano delle piante coltivate da millenni dalle popolazioni locali rivendicandone la proprietà. Molti farmaci chimici, infatti, sono realizzati estraendo sostanze presenti in alcune piante, modificandone la struttura molecolare e potenziandone gli effetti.
Ogni anno, a maggio, in diversi Stati indiani vengono celebrati più di 30 mila matrimoni tra bambini. Tutti nello stesso giorno, chiamato Akshay Tritya e scelto dai sacerdoti Hindu in base agli auspici dell'oroscopo. La pratica affonda le sue radici in tradizioni centenarie, quando la vita media era molto più corta. Oggi è illegale, sebbene tollerata dai governanti per paura di perdere voti. Le bambine, come quella della foto, vengono date in spose a partire dai 3 anni. Soltanto quando raggiungeranno la pubertà (intorno ai 12 anni) lasceranno il proprio villaggio per trasferirsi nella casa del marito (a destra).
Il subcontinente indiano è anche lacerato dall'HIV. Secondo soltanto al Sudafrica, conta il 10 per cento dei contagi di tutto il mondo. Per le donne la principale via di trasmissione è il matrimonio.
Recentemente in India il tribunale ha vietato agli adepti di un culto indù (Anand Marg) di eseguire in pubblico le loro danze rituali che prevedono l'uso di serpenti, coltelli e ossa umane. La motivazione addotta è stata che il rito poteva infastidire e spaventare gli spettatori.
In passato spesso la legge ha vietato balli considerati lesivi della moralità e del buon gusto. Anche il tango fu messo al bando e nel 1913 i soldati e i marinai tedeschi colti in "flagranza di casqué" venivano addirittura congedati. Nel 1956, la censura si abbatté sui balli scatenati di Elvis Presley: nelle sue prime apparizioni televisive le riprese non si spingevano mai sotto la cintola perché il movimento sfrenato del suo bacino era giudicato troppo scandaloso.
A New Delhi è stato allestito un museo della toilette dove sono raccolte fotografie, antiche tazze da bagno e altre curiosità. In India la questione dell'igiene è un vero problema sociale: esiste una casta, quella degli Balmikis (detti anche spazzini), i cui appartenenti sono addetti a passare di casa in casa al mattino per raccogliere, con scopino e paletta, gli escrementi del giorno prima.
Senza barba: l'efebico Apollo, i faraoni, Alessandro Magno, Cesare, Churchill. Con barba (o baffi): Zeus, Abramo, Gesù e una buona corte di santi, Seneca (che detestava radersi) e Hitler. Insomma, gli uomini si sono fatti la guerra anche dal barbiere, dividendosi in due partiti per motivi religiosi (i sikh indiani e gli ebrei ortodossi che portano lunghe barbe), per tradizione (lo zar Pietro il Grande impose una tassa salata sulla barba) o semplice vanità: l'imperatore Adriano la introdusse a Roma per nascondere un porro sul mento. Lord Brummel, capostipide dai dandy, al contrario aveva tre barbieri personali, rispettivamente per capelli, basette e barba. Nella foto, la scomoda bottega di un barbiere a Calcutta.
Attorno ai templi di Kajuraho, in India, facendo attenzione, è facile cogliere giovani visitatrici incantate dalle figure allegoriche.
Foto: © Attilio 001/ifocus
A Kochi, nei pressi di Kerala, in India, durante un viaggio alla scoperta di una cultura diversa Villa_Rosa si è imbattuto in questo curioso santone dalla vaga somiglianza con Nettuno.
Foto: © Villa_rosa/iFocus
Un elefante stato trasformato in vettura. Come sappiamo che siamo in India? Anche guardando per bene l'elefante della foto. A differenza di quelli africani (Loxodonta africana), i pachidermi indiani (Elephas maximus) hanno orecchie molto più piccole, schiena meno pendente e la testa è la parte più alta del corpo (non le spalle). Inoltre la sua proboscide termina con una sola sporgenza digitiforme, al contrario delle due dell'africano, e le zampe hanno 4 unghie e non 3.
Anche la situazione dei treni in India non è delle migliori: le ferrovie indiane sono inadeguate rispetto a una popolazione in continua crescita. Come dimostra questa foto scattata a Patna, città dell'India orientale.
Gli indiani sono oltre un miliardo, più di quanti ce ne siano in tutto il continente africano (800 milioni di abitanti) e in un territorio che è circa un decimo di quello africano.
Il sistema ferroviario più trafficato al mondo è comunque quello giapponese con 8,6 miliardi di persone trasportate nel 2003. Al secondo posto l'India (5,2 miliardi di passeggeri) e al terzo la Germania (1,7).
Un bambino curioso sbircia dietro alla tenda che garantisce la segretezza del voto ai grandi di casa. Siamo in India per le elezioni generali del 1996: in questa occasione furono mobilitati 600 milioni di aventi diritto. I voti determinarono la sconfitta del Partito del Congresso, al governo da mezzo secolo.
Uno scorcio di Jodhpur, meglio nota come la città blu, in India. Anche questa foto è stata selezionata tra le finaliste del premio.
Foto © gianlucaguadagnino
"Tutto quello che vedi un giorno era tuo" potrebbe dire questa scimmia indiana Hanuman (Presbytis entellus) al suo piccolo. Adorate come divinità perché considerate l'incarnazione della divinità induista Hanuman questi primati sono stati in compenso deprivati del proprio habitat dalla progressiva urbanizzazione. Il francese Olivier Puccia è andato a fotografarli presso un tempio in collina che domina la città di Ramtek, nell'India occidentale. Al tramonto si è soffermato sull'altura per ammirare il paesaggio. Questa coppia di scimmie, appollaiata poco più in basso, stava facendo la stessa cosa.
Tra i più votati nella categoria Urban Wildlife.
© Olivier Puccia / Veolia Environnement Wildlife Photographer of the Year 2010