Atlantide è il leggendario continente perduto citato per la prima volta da Platone (che riprende la notizia da Solone) nel suo dialogo Crizia. Secondo il filosofo, era un immenso impero esistito 9.000 anni prima dei suoi tempi (Platone visse tra il 427 e il 347 avanti Cristo) su un'isola localizzata a grandi linee nell'oceano Atlantico, di fronte alle Colonne d'Ercole (l'odierna Gibilterra). Si trattava di un impero ricchissimo, ben organizzato, che aveva raggiunto un grado di civiltà molto elevato. Sprofondò nell'oceano tra terremoti e inondazioni.
Miti e teorie. Dai tempi di Platone, e fino ai giorni nostri, su Atlantide, sulla sua esistenza e sulle cause della sua fine si sono fatte centinaia di congetture. Aristotele bollò il racconto di Platone come un'invenzione, una leggenda e nulla più. Altri cercarono invece di dimostrare l'esistenza del continente perduto.
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Tra i molti ricordiamo l'americano Ignatius Donnelly, che si sforzò di provare, portando reperti per la verità piuttosto dubbi, che non solo Atlantide è davvero esistita, ma che sorse proprio nell'oceano Atlantico. Alla disputa hanno posto fine studi geologici recenti, che hanno dimostrato che un continente come quello non avrebbe potuto esistere nell'oceano Atlantico dal Pleistocene (2.500.000-10.000 anni fa) all'epoca moderna.
Ipotesi credibile. Una teoria che invece sembra assumere sempre più i contorni della realtà è quella che vorrebbe posizionare l'antica Atlantide nell'Egeo, a cavallo delle isole di Thera (Santorini) e di Creta: in quella zona esisteva una fiorente civiltà che andò distrutta per una violentissima eruzione vulcanica, accompagnata da terremoti e maremoti, nel 1470 avanti Cristo.