L'eredità è materia di discussione fin da quando il giurista e politico ateniese Solone, vissuto tra il 638 e il 558 a.C., mise mano alle consuetudini di successione, consentendo per legge di fare testamento. Da allora è possibile destinare a piacimento il proprio patrimonio, mentre prima i beni dovevano obbligatoriamente restare in famiglia. Nei secoli il diritto di successione s'è arricchito di nuove norme: fondamentale nel 1805 il Codice napoleonico, che rese possibile anche alle donne italiane di ereditare.
Nell'antichità. Ad Atene fino al 30 a.C. circa alle donne era vietato avere proprietà e la figlia di un uomo morto senza eredi maschi poteva al massimo essere nominata epikleros, cioè "aggiudicabile". Costei per salvare il patrimonio doveva sposare il più prossimo parente del padre, divorziando nel caso fosse già maritata.
Auguri e figli maschi. Gli sposi per incassare dovevano però dimostrare di avere almeno tre rapporti sessuali al mese. Pena l'annullamento delle nozze e l'ingaggio del successivo congiunto nella lista dei papabili. In realtà il parente-marito era soltanto un tutore perché il primo figlio maschio nato dall'unione ereditava subito tutto, anche con i genitori ancora in vita.
In Italia. Istituto del diritto feudale, il maggiorasco imponeva che a ereditare fosse soltanto il primogenito maschio. Obiettivo: conservare integro il patrimonio, simbolo indivisibile del blasone di famiglia. Dovendo conservarli intatti per poi a sua volta tramandarli, l'erede di fatto aveva soltanto l'usufrutto dei beni terrieri. Fu (sulla carta) abolito dal Codice napoleonico del 1804 e in parte reintrodotto dalla Restaurazione austriaca, che però riconobbe una quota legittima da ripartire alla pari tra tutti gli eredi, maschi e femmine.
La dote. Con l'Unità, in Italia fu vietato, ma nella pratica per molto tempo ancora alle donne fu destinata una "dote" o addirittura una ricompensa in denaro affinché rinunciassero a pretese sull'eredità immobiliare. Soltanto nel 1919 fu abolita l'autorizzazione maritale, che obbligava la donna a chiedere al capofamiglia uomo il permesso nella gestione dei propri beni.