Dal punto di vista ornitologico non è altro che un cigno atatrus, scoperto in Australia verso la fine del Seicento, che deve il nome (cigno nero) al colore principale del suo piumaggio (ha anche piume bianche in corrispondenza delle ali). La sua scoperta tardiva e la sua rarità lo hanno reso il protagonista ideale di una metafora (che col tempo è sfociata in una teoria filosofica): sempre più spesso, infatti, con l'espressione "cigno nero" si intende un evento raro, imprevedibile e inaspettato (che può essere sia positivo, sia negativo).
Eppure, molti secoli prima che si scoprisse la reale esistenza di questo uccello, il poeta latino Giovenale (I-II secolo d. C.) lo citava già in una similitudine: «[...] uccello raro sulla terra, quasi come un cigno nero» (rara avis in terris, nigroque simillima cygno). Potenza della fantasia e del caso!
Isolato e imprevedibile. La recente diffusione dell’espressione, però, si deve in gran parte al filosofo e matematico libanese Nassim Nicholas Taleb, che nel 2007 ha dato alle stampe Il cigno nero - Come l'improbabile governa la nostra vita, un saggio dove spiega come la storia, ma anche la nostra vita stessa, siano segnate da avvenimenti sorprendenti, a cui diamo spiegazioni che spesso si dimostrano poco efficaci.
Secondo Taleb, un cigno nero infatti non può essere mai previsto, immaginato o classificato e quando arriva, spesso non viene neppure riconosciuto per quello che è. “In primo luogo, è un evento isolato, che non rientra nel campo delle normali aspettative, poiché niente nel passato può indicare in modo plausibile la sua possibilità”, scrive. “In secondo luogo, ha un impatto enorme. In terzo luogo, nonostante il suo carattere di evento isolato, la natura umana ci spinge a elaborare a posteriori giustificazioni della sua comparsa, per renderlo spiegabile e prevedibile”.
La storia, secondo Taleb, sarebbe piena di cigni neri. “Immaginate, alla vigilia degli eventi del 1914, quanto poco la vostra comprensione del mondo vi avrebbe aiutato a indovinare cosa sarebbe successo. Che ne dite dell'ascesa di Hitler e della successiva guerra? E della precipitosa morte del blocco sovietico? O il sorgere del fondamentalismo islamico? Avreste previsto la diffusione di Internet? O il crollo del mercato del 1987 (e la ripresa, più inaspettata)? Le mode, le epidemie, le idee, l'emergere di generi artistici e scuole. Tutti seguono queste dinamiche del Cigno Nero”, assicura Taleb.
La storia con la s minuscola. E anche la nostra vita non fa difetto: “Fate il seguente esercizio” - consiglia lo studioso.
“Guardate alla vostra esistenza. Contate gli eventi significativi, i cambiamenti tecnologici e le invenzioni che hanno avuto luogo nel vostro ambiente da quando siete nati e confrontateli con ciò che ci si aspettava prima del loro avvento. Quanti di loro erano in programma? Guardate alla vostra vita personale, alla scelta della professione, o all’incontro col vostro compagno, al vostro esilio dal paese d'origine, ai tradimenti che avete affrontato, al vostro improvviso arricchimento o impoverimento. Quante volte queste cose si sono verificate secondo un piano prefissato?”.
Come affrontare i cigni neri. Secondo Taleb per affrontare al meglio i cigni neri, dobbiamo modificare il nostro modo di pensare, liberando la mente dai pregiudizi. “Abbiamo bisogno di studiare principalmente gli eventi rari ed estremi per capire quelli comuni”, scrive. “Ci sono due modi possibili per affrontare i fenomeni. Il primo è escludere lo straordinario e concentrarsi sul "normale". Il secondo approccio consiste invece nel considerare che per comprendere un fenomeno bisogna prima considerare gli estremi, in particolare se, come il cigno nero, hanno un effetto cumulativo straordinario”.
In parole povere: “Se volete avere un'idea del temperamento, dell'etica e dell'eleganza di un amico, dovete guardarlo durante circostanze estreme, non sotto il regolare bagliore roseo della vita quotidiana. Possiamo valutare quanto è pericoloso un criminale, per dire, esaminando solo ciò che fa in un giorno qualunque? Possiamo capire la salute senza considerare le malattie e le epidemie? In effetti, ciò che è ordinario è spesso irrilevante. Quasi tutto nella vita sociale è prodotto da rari e conseguenti shock e salti. Eppure quasi tutti gli studi sulla vita sociale si concentrano su ciò che è "normale”.