Correre una maratona? Magari quella di New York? Non è un'impresa facile... ma neppure impossibile. Con l'aiuto di Focus.
«Correre io? Ma nemmeno per sogno. Una maratona? 42 km? No, no, roba da matti. Non ce la farò mai».
E invece no. Non lo ha pensato Carlo Dagradi, il giornalista di Focus che nel 2006 ha accettato di lasciare la poltrona per qualche ora la settimana; non lo ha fatto Beppe Rossello, il “peso massimo” che nel 2009 si è lasciato alle spalle 30 kg e, soprattutto, non lo hanno fatto i lettori che, in 3 occasioni, sono venuti con noi a correre la maratona di New York, la più famosa e bella del mondo. Tutti hanno tagliato il traguardo di Central Park. Tutti con alcuni litri di sudore in meno (qualcuno ci ha messo anche qualche lacrima) e moltissime emozioni in più.
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Quest’anno, la nostra iniziativa cresce ancora. E vi coinvolge ancora di più.
Effetto Italy
Gabriele Turati (Il Poeta)
Come Gabriele Turati, un nome che cercherò di lasciare ai posteri, sono 38 anni che continuo a credere nell'Agire Assurdo: creare o partecipare a esperienze non-sense.
Da qui la mia biografia: studi filosofici con una tesi ambientata in una città mai vista prima; dal 1998 sono un poeta-viandante che adora diffondere la poesia con reading-live improvvisati in ogni dove: locali, palestre, teatri, fattorie e marciapiedi.
E l'ultima di molte: non correndo per indolenza, odiando volare e ignorando l'America, ho accettato di visitarla struggendomi con un volo di 7 ore per correre una maratona!
Mi stringo la mano da solo, questo sì che è assurdo, caro mio!
Tommasina Cazzato (La Ragazza)
Sono Tommasina Cazzato, nasco a Potenza (Basilicata), ho 30 anni e, dettaglio da non trascurare, a novembre 2011 avrò ancora 30 anni.
Mi occupo di comunicazione istituzionale, ufficio stampa e relazioni pubbliche. I contenuti del mio lavoro lasciano da sempre perplessi i più e, in particolare, i membri più anziani della mia famiglia: chi pensa lavori per la TV, chi mi immagina autrice televisiva, chi PR da discoteca (bah).
Da qualche anno ho scoperto la passione per la corsa, in chiave terapeutica contro il logorio della vita quotidiana. Corro piano e, per il momento, non vado particolarmente lontano: le mie performance atletiche si svolgono all’insegna del “chissenefrega”, nel senso che correndo la vita mi sorride di più. Delle altre implicazioni competitivo/atletiche/ansiogene “chissenefrega”, appunto.
La mia presenza alla maratona di New York sarà pertinente come il salmone nella crostata di mele. Grazie a voi, sta per materializzarsi in USA un’esperienza surreale. Paura, eh?
Mi chiamo Mariangela Gatti e sono nata l’11 aprile del 1939. Corro dal 2003 e questo fatto credo costituisca l’unica vera cosa importante che mi riguarda;
Infatti ho iniziato a correre nel luglio 2003 alla tenera età di 64 anni, sostenuta dalla fiducia nella mia testardaggine dai miei due figli maschi. In particolare da Gianluca che, vedendo il mio entusiasmo nel seguire le sue maratone e quelle di suo fratello, mi ha convinto a tentare.
Ho cominciato con 2 minuti di corsa e a novembre 2004 sono andata per la prima volta a New York. Una motivazione importante è stata, oltre il mio entusiasmo per tutti gli sport, con particolare riferimento alla corsa, la morte di mia sorella avvenuta nel 2000.
Negli anni '50 lei è stata un’atleta di rilievo nazionale e, dal momento che in quei tempi la
maratona era proibita alle donne, ho pensato di farla fare anche a lei, applicando la suo fotografia con la scritta “in memoria di Giovanna”, sulla mia maglietta da corsa.
Questo è stato l’inizio. Ad oggi ho fatto 5 volte New York e sono arrivata prima nella mia categoria in 2 occasioni, 2009 e 2010.
Carlo Dagradi (il Giornalista)
Mi chiamo Carlo Dagradi e sono nato nel 1974. Un giorno ho detto al direttore di Focus «...sai che ho intervistato un medico che dice che chiunque può, allenandosi 5 mesi, correre una maratona? Perché non proviamo a prendere un tizio con pancetta, sedentario, amante di birra, vino, lardo, strutto, frittelle nello strutto, marmellata sulle frittelle nello strutto... e gli facciamo correre la maratona di New York?» .
Mi ha guardato e mi ha detto: «Ottima idea. Puoi iniziare subito ad allenarti. A proposito, ti è avanzata una frittella?».
Le frittelle, ogni tanto, le mangio ancora. Perché seguo la dieta Zona che, per fortuna, non mi vieta (quasi) niente. Ho corso a New York tre volte, portando con me colleghi e lettori di Focus. E corro regolarmente in montagna, amando le distanze che superano i 40 km. Una follia? No. Perché? Non ne ho idea. Una cosa ho capito, forse una delle pochissime che sento certe nella mia vita: nessuno può comprendere cosa significhi tagliare un traguardo dimenticandosi del cronometro e ricordandosi una sequela impressionante di volti come quelli che si vedono a New York. Volti che gridano il tuo nome (è scritto sul pettorale, mica sono famoso...), che piangono e ridono con te. Nessuno può capirlo, o raccontarlo, se non lo prova.
Io l'ho provato. Voglio provarlo ancora.
E vorrei, per quel che riesco, farlo provare anche a voi.