Le "caccole" degli occhi in realtà si chiamano cispe e hanno origine dalla pellicola fluida che riveste il bulbo oculare: questa pellicola è costituita da una parte lipidica più esterna (che riduce l'evaporazione dello strato acquoso sottostante, centrale) e da uno strato proteico di muco, più interno, che ne permette l'adesione alla superficie dell'occhio.
Grazie a questa stratificazione le lacrime possono lubrificare l'occhio e proteggerlo dagli agenti esterni (atmosferici e/o batterici).
Al mattino... Di notte, le palpebre rimangono pressoché del tutto chiuse e il movimento degli occhi rimescola questo impasto di muco, lipidi, polvere e cellule provenienti dalla desquamazione dell'epidermide, raccogliendolo un po' alla volta verso gli angoli interni delle palpebre: qui, per effetto dell'evaporazione della componente liquida, alla fine si formano le "caccole" giallastre, più o meno secche, che al mattino siamo abituati a eliminare grattandoci con un dito o lavandoci il viso.