Ventose usate nelle fabbriche, nei trasporti, nella robotica. Ma anche, più semplicemente, quelle con i ganci che si attaccano alle piastrelle o ai vetri in cucina o in bagno, oppure quelle che tengono piccoli elettrodomestici attaccati al tavolo di appoggio. Anche in sala parto, talvolta, si deve ricorrere alle ventose ostetriche che aderiscono alla testa del nascituro aiutandolo a venire alla luce.
Elasticità e pressione. Come funziona una ventosa? Aderisce a una superficie sfruttando la sua elasticità: dopo che è stata schiacciata, infatti, tende ad assumere nuovamente la forma originaria, che sia conica o a calotta sferica. Questo fa sì che la pressione dell'aria rimasta intrappolata tra la ventosa stessa e la parete d'appoggio diminuisca e l'aria esterna, che ha una pressione maggiore, schiacci la ventosa contro la superficie, facendola aderire.
Se la ventosa schiacciata è molto ben appiattita sulla parete, ha un certo ruolo anche la forza d'attrazione di Van der Waals, una forza cosiddetta "intermolecolare" perché si esercita fra le molecole della materia. Si tratta della stessa forza che, per esempio, tiene unite due lastre di vetro quando sono sovrapposte e che, tra l'altro, permette ai gechi di camminare sui muri.
Sturalavandino. Quando invece con una ventosa si tenta di sturare un lavandino, l'azione è doppia: mentre comprimiamo la ventosa, aumentiamo la pressione nello scarico e smuoviamo l'intasamento. Poi, con il movimento opposto, creiamo una depressione che lo risucchia verso l'esterno.
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