Provate a disegnare un cerchio. No, non importa che sia preciso alla maniera di Giotto. Quello che vogliamo osservare è la direzione del tratto: siete andati in senso orario o antiorario? La risposta ha molto a che fare con la nostra cultura di provenienza.
Lo scorso novembre, Google ha rilasciato Quick, Draw!, un gioco online che invita, in 20 secondi, a disegnare con il dito o il mouse gli schizzi degli oggetti più disparati, dalle scale alla pioggia, da un cammello a una lavatrice. Scopo del progetto è istruire gli algoritmi a disegnare come l'uomo, ma nel frattempo il database di Google ha collezionato 50 milioni di scarabocchi da tutto il mondo.
I reporter di Quartz hanno utilizzato questo archivio per capire come cambia il modo di disegnare le forme geometriche alle varie latitudini. Il dataset di Google contiene 119 mila cerchi tratteggiati in 148 paesi. Analizzando quelli delle 66 nazioni con almeno 100 disegni, gli statistici di Quartz hanno individuato le direzioni preferenziali scoprendo alcune singolari tendenze.
Dimmi da dove vieni... Gli statunitensi tendono a disegnare i cerchi in senso antiorario: dei 50 mila tracciati nel gioco, l'86% seguiva questa direzione. I giapponesi vanno nel verso opposto: l'80% degli 800 cerchi tratteggiati nel paese è stato completato in senso orario.
La maggioranza. La tendenza americana è stata osservata in gran parte dei paesi europei, anglofoni e occidentali: non abbiamo dati per l'Italia, ma Australia, Inghilterra, Repubblica Ceca, Finlandia, Francia, Germania, oltre a Vietnam e Filippine, sono nel gruppo dei cerchi antiorari, con percentuali simili o superiori a quelle USA. Questa è, a quanto pare, la direzione preferita di quasi tutti i paesi del mondo, a eccezione di Giappone e Taiwan (per la Cina non ci sono dati: nel Paese Google è bloccato).
Dai banchi di scuola. Da cosa dipende questa differenza? Principalmente - sembra - dal sistema di scrittura. Il Giappone per esempio ne prevede tre: hiragana, katakana e kanji. L'hiragana, il sistema di scrittura sillabico usato nel linguaggio comune, di forma corsiva, presenta molti caratteri tondeggianti, la maggior parte dei quali disegnata in senso orario. Da qui la tendenza a tracciare i cerchi allo stesso modo.
Sia la scrittura giapponese, sia quella cinese, prevedono in linea di massima che si traccino i caratteri da in alto a sinistra a in basso a destra, spesso con un solo tocco continuo. La mano tende quindi con maggiore naturalezza a muoversi in senso orario, per seguire questa regola. Nelle lingue scritte che si basano sul cinese, queste regole si apprendono sin dalla più tenera età, e la calligrafia è spesso considerata una spia della qualità dell'istruzione ricevuta.
Radici comuni. Anche se per la Cina non abbiamo i dati di Google, uno studio del 1985 confermava la tendenza, nel paese, a disegnare cerchi in senso orario. Per Taiwan potrebbe valere lo stesso, data la comune provenienza linguistica. Questa somiglianza si osserva, in senso opposto, anche per un'altra forma geometrica: il triangolo. Il 97% di quelli disegnati a Taiwan e il 90% di quelli tracciati in Giappone sono in senso antiorario. Questo perché nei sistemi di scrittura cinesi, le linee diagonali vanno tracciate prima da destra a sinistra, e in un secondo tempo da sinistra a destra.
Dalle nostre parti. Per quanto riguarda i sistemi di scrittura latini, che si sviluppano da sinistra a destra e non sono particolarmente ricchi di forme circolari, la tendenza a disegnare cerchi in senso antiorario potrebbe dipendere dal modo in cui tracciamo le "c" e le "g". Dallo studio emergono anche interessanti questioni storico-politiche: il Vietnam che utilizza un alfabeto latino come quello degli USA, mostra il 95% di cerchi in senso antiorario. Hong Kong, che usa una scrittura di origine cinese, ha per l'82% cerchi tracciati in senso orario.
Più scriviamo, più queste abitudini si fanno radicate. Ma occorre anche sottolineare che ormai, soprattutto nelle culture occidentali, si è persa l'abitudine a scrivere a mano. Gli studi sulla scrittura potrebbero considerare in futuro, e sempre di più, il modo che abbiamo di battere sulla tastiera del pc, o comporre su quella del telefono.