Pedalare scendendo da 1.500 a 200 metri di altitudine, dalla Val Venosta a Trento, tra montagne, frutteti, castelli. Il percorso che segue il corso dell'Adige è davvero a misura di cicloturista: un esempio di pista "a lunga percorrenza" bella e attrezzata
di Giovanna Camardo, giornalista di Focus - Foto: © Paolo Lolli - 9 settembre 2007
158 chilometri da percorrere in tre giorni tra montagne, castelli e frutteti in fiore: la pista dell'Adige è il giusto itinerario per iniziare a fare cicloturismo. |
Ben segnalata lungo tutto il percorso e sicura, riservata alle bici o con tratti su stradine dove si incontrano solo le poche auto autorizzate: la pista dell'Adige è perfetta per chi vuole pedalare in tranquillità o magari con i bambini. Poi, se si vuole davvero dimenticare l'auto, si può raggiungere il punto di partenza comodamente portando la bici in treno. Anche "fare benzina" non è un problema: lungo la pista si incontrano posti di ristoro e paesi dove mangiare. Infine, cosa che non guasta, è un percorso facile: l'ideale per ciclisti rilassati o per chi vuole provare per la prima volta a stare in sella anche per più giorni. E poi, naturalmente, è bellissimo: si snoda tra paesaggi spettacolari, città medievali, paesini montani...
I tappa: da Resia a Merano
Il percorso comincia attraversando la Val Venosta, seguendo il corso dell'Adige. Si parte da Resia, costeggiando il lago di Resia, e a Curon Venosta si può vedere spuntare dalle acque il campanile del vecchio paese, sommerso nel 1950 per la costruzione di una diga e la creazione del bacino dell'attuale lago; da qui si prosegue per Burgusio e Malles.
Per arrivare a Resia si può usare il Bike-Shuttle, pulmini con trasporto biciclette: si prenotano fino alle ore 18 del giorno prima (tel. 335.7045833), costano 12 euro per persona con bici, risalgono la valle fermandosi nei paesi da Castelbello a Resia e fanno anche trasporto bagagli. Si smonta dal pulmino, si monta in sella e si parte. In discesa!
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Si può partire anche da Malles, arrivando con la ferrovia della Val Venosta. Chiusa nel 1990, è stata risanata e riaperta nel 2005. Ora un trenino risale la valle portando abitanti e turisti, anche con le biciclette, da Merano a Malles. A bordo si incontra una piccola folla "a due ruote", quindi non sarete i soli: non ci si sente dei marziani come quando si prova a portare una bici su treni e mezzi pubblici in altri luoghi d'Italia! E si può anche noleggiare una bici in una stazione e poi lasciarla in un'altra qualsiasi sulla linea.
A Malles, ricca di chiese e i campanili romanici va visitata la piccola, essenziale e suggestiva chiesa di San Benedetto, con affreschi di epoca carolingia, del IX secolo.
Piccola, ma bella
Lasciando Malles, si sfreccia con una bella discesona fino a Glorenza. Un vero gioiello architettonico, il più bello dei centri che si incontrano lungo il percorso, racchiuso da mura perfettamente conservate: rasa al suolo nel 1499 nella guerra che opponeva gli Asburgo ai Cantoni svizzeri, per volere dell'imperatore Massimiliano d'Asburgo fu poi ricostruita e dotata di mura, ultimate attorno al 1580.
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La valle dei castelli
Si riprende la pista, costeggiando l'Adige che qui sembra ancora un torrente. Il fondo è a tratti sterrato. Si pedala con una vista spettacolare sulle montagne. E sui castelli aggrappati ai rilievi, che si incontreranno sul percorso. Altra sosta (anche gastronomica) a Silandro, nella sua piacevole zona pedonale.
La ciclabile prosegue tra i frutteti per cui la Val Venosta è famosa: tra aprile e maggio in piena fioritura è uno spettacolo la fioritura.
Alla fine, seguendo la strada che sale fino a Lagundo, si arriva a Merano. Dopo avere percorso 81 km da Resia, o circa 60 da Malles.
Una casa del centro storico di Ora. Da visitare, per le caratteristiche architetture e per le locande dove rifocillarsi. |
A Merano, si dorme e volendo ci si distende alle terme. Prima di ripartire, il giorno dopo, vale la pena visitare il centro storico.
Per andare da Merano a Bolzano, ci sono due vie possibili. Un bel percorso segnalato da diverse guide per cicloturismo tocca i paesi di Lana, Nalles, Andriano, arrivando con pochi tratti in leggera salita a Bolzano dopo 33,5 km. Io alla fine decido di seguire un percorso più diretto e breve, più vicino all'Adige, seguendo la buona segnaletica della pista.
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Traffico a due ruote
Avvicinandosi a Bolzano comincia a incontrarsi un po' più traffico... A due ruote, chiaro. Gli abitanti di Bolzano per il 25% degli spostamenti di ogni giorno usano la bici. Dall'asse principale della pista dell'Adige, con una deviazione lungo l'Isarco, si arriva nel centro di Bolzano almeno per ammirare le linee gotiche del Duomo dedicato a S. Maria Assunta, Castel Mareccio (immerso in un vigneto anche se nel cuore della città), e fare un giro tra le case e i portici del centro storico.
Arrivo tra lo speck
Si ritorna sulla pista e si pedala lungo gli argini sopraelevati, ora riservati al traffico a due ruote: l'Adige ormai è un grande fiume.
Dopo altri 17 km da Bolzano, la giornata finisce in uno dei paesi vinicoli della zona, Ora, un po' distaccato dalla pista e da raggiungere con una piccola salita. Tra vigneti e frutteti, nel verde, si scopre un bel centro storico.
E un buon locale dove assaggiare specialità sudtirolesi e piatti di speck e formaggi, l'osteria Tschurtsch (www.tschurtsch.it).
Il castello del Buonconsiglio, tappa obbligata a fine percorso, una volta giunti nel centro di Trento. Al suo interno, nel Museo del Castello, sono spesso ospitate mostre d'arte di respiro internazionale. |
Tappa da 44 km. Subito una sosta a Egna, centro di scambi commerciali dal Medioevo, per un giro nei portici del centro. In questo tratto la pista costeggia sempre l'Adige, al centro della valle tra due "pareti" rocciose, passando dalla provincia di Bolzano a quella di Trento (che sono tra le più filo-ciclistiche d'Italia: nella provincia di Bolzano ci sono 600 km di percorsi ciclabili; in quella di Trento 380 km, con servizi come i "bicigrill" dove trovare assistenza e ristoro).
Si pedala ancora sulle vecchie strade degli argini che attraversano campagne, frutteti, vigneti.
Ritorno al cemento
La coltivazione dominante è l’asparago bianco. Nel punto in cui il torrente Avisio si immette nell'Adige, la pista fa una lunga "deviazione" risalendo il torrente fino a Lavis, dove attraversa l'Avisio sulla passerella ciclopedonale per poi ritornare verso le sponde dell'Adige. A questo punto, l'ambiente bucolico ha ormai lasciato sempre più spazio alle attività industriali.
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Un'ultima pedalata e si arriva a Trento, lasciando la ciclabile che continua lungo il fiume per entrare nella città del Concilio: oltre alla visita al castello del Buonconsiglio, d'obbligo una tappa nella Piazza del Duomo con il Duomo di S. Vigilio, Palazzo Pretorio, la Torre dell'Orologio e i palazzi affrescati del Cinquecento. Pedalata finale alla stazione, per il ritorno in treno.
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