Il cosiddetto reato di "omicidio stradale" è stato introdotto in Italia da una legge promulgata nel 2016. Un'analisi, condotta 3 anni dopo l'entrata in vigore, indurrebbe però a pensare che come deterrente non ha funzionato granché: a quella data gli incidenti con lesioni a persone si erano ridotti appena dell'1%, quelli mortali del 4,6%.
1. Cos'è e quali pene stabilisce? L'omicidio stradale è definito dall'articolo 589 bis del Codice Penale, che specifica come "Chiunque cagioni per colpa la morte di una persona con violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale è punito con la reclusione da due a sette anni."
2. Quali sono le possibili aggravanti? La pena può essere poi aumentata in presenza di determinate aggravanti, come per esempio se il conduncente risulta in stato di ebbrezza dovuta all'uso di alcol o di alterazione psicofisica conseguente all'assunzione di sostanze stupefacenti, se guida senza patente, senza assicurazione o se guida un mezzo pesante. In particolare, costituisce un'aggravante il procedere in un centro urbano ad una velocità pari o superiore al doppio di quella consentita e comunque non inferiore a 70 km/h.
Se poi il conducente che ha causato l'incidente fugge, la pena può essere incrementata da uno a due terzi. Non è previsto il carcere per chi provvede a soccorrere la vittima dopo l'incidente e si mette a disposizione della polizia. La durata massima della reclusione a cui si può arrivare è 18 anni.
3. Esiste anche all'estero? Anche in altri Paesi del mondo è previsto un reato specifico per chi, alla guida di un veicolo, provochi la morte di persone. Negli Usa, per esempio, si arriva fino a 30 anni di carcere. In Francia la pena varia dai 3 ai 5 anni (fino a 10 in caso di aggravanti). Nel Regno Unito il reato prevede fino a 10 anni di carcere, in Spagna fino a 5. In Germania invece non esiste un reato specifico e la "morte stradale" ricade sotto il caso dell'omicidio colposo.