Quella sensazione di improvvisa estraneità rispetto a qualcosa, o a qualcuno, che dovrebbe essere familiare è il cosiddetto il jamais vu (in francese "mai visto"), l'opposto del déjà vu: si tratta di un corto circuito della memoria ancora più raro e disorientante. Ne fanno esperienza, per esempio, i musicisti quando si perdono nel passaggio di un brano che conoscono alla perfezione, e potreste averlo provato anche voi leggendo una parola arcinota come se la vedeste per la prima volta. L'ipotesi prevalente è che il jamais vu sia una sorta di verifica della realtà con la quale il cervello segnala che un compito è diventato troppo automatico, e di conseguenza ridirige l'attenzione su quello che si stava facendo dopo che una sua eccessiva rappresentazione l'aveva reso quasi senza senso.
Jamais vu in laBORtorio. I neuroscienziati delle Università di Grenoble (Francia) e St. Andrews (Uk) sono riusciti a indurre il jamais vu in laboratorio facendo scrivere ripetutamente le stesse parole a un gruppo di volontari: i due terzi dei partecipanti (in circa un terzo delle prove) si sono dovuti fermare perché avevano riportato "esperienze peculiari" dopo una trentina di ripetizioni, come se, a furia di usarla, quella parola fosse diventata del tutto aliena e avesse perso significato. Lo studio è valso agli scienziati l'IgNobel per la Letteratura.
Tratto dallo speciale di Focus Domande&Risposte. Leggi il nuovo Focus in edicola!