L’espressione vuol dire drenaggio fiscale e indica un’anomalia che si verifica nel prelievo di imposte sul reddito in un periodo in cui c’è una forte inflazione. In questo caso, infatti, il reddito (per esempio, i salari) tende a salire per recuperare la perdita di valore della moneta, causata dall’inflazione. Per diverse ragioni, però, quasi mai l’aumento riesce a coprire questa perdita di valore: si ha un aumento nominale, apparente, del reddito, ma quello reale rimane uguale o può addirittura diminuire.
Imposte inique. Le imposte, però, si pagano in proporzione all’importo nominale dei redditi, che sono suddivisi in fasce: su ognuna il fisco preleva una percentuale di imposte, crescente al passaggio da una fascia più bassa a una più alta. Il fiscal drag colpisce proprio in questo passaggio: si deve pagare di più su un reddito che dal punto di vista numerico è passato a una fascia più alta, anche se come valore reale è rimasto uguale. Per rimediare a questo ingiusto prelievo, il fisco dovrebbe periodicamente rivedere le percentuali applicate su ogni fascia, oppure ampliare le singole fasce.