Chi si somiglia si piglia, dice il proverbio: la scienza lo conferma, ma non si riferisce all'aspetto fisico, bensì a quello... odoroso. Secondo uno studio pubblicato su Science Advances, due persone che hanno lo stesso odore diventano amiche più facilmente, e le coppie di amici di lunga data hanno più probabilità di avere lo stesso odore se confrontate con due sconosciuti.
Nasi elettronici. Per arrivare a queste conclusioni, i ricercatori si sono serviti di nasi umani ed elettronici: dopo aver raccolto i campioni di odore corporeo di 20 coppie di amici dello stesso sesso, li hanno sottoposti a eNose, un dispositivo tecnologico in grado di mappare gli odori e riconoscerne similitudini e differenze.
Per confermare i risultati ottenuti sono stati reclutati anche degli annusatori umani, che hanno confermato quanto rilevato dall'apparecchio elettronico: gli amici avevano lo stesso odore. Dunque eNose, sottolineano gli studiosi, è in grado di prevedere oltre sette volte su dieci se due sconosciuti si staranno simpatici al primo sguardo.


Odori da amici. Ma perché ci piace chi odora come noi? E perché, come hanno dimostrato studi precedenti, cerchiamo invece partner con un odore diverso dal nostro? C'entra la genetica: «L'odore del corpo riflette il nostro patrimonio genetico», spiega Inbal Ravreby, coordinatrice dello studio. «Potrebbe dunque trattarsi di un meccanismo inconscio che ci fa scegliere come possibili padri o madri dei nostri figli persone che sono diverse da noi geneticamente, per aumentare la possibilità di dare alla luce figli sani». Al contrario, scegliamo come amici persone con un patrimonio genetico simile al nostro, e che ci rispecchiano anche nell'età, nei valori e nella personalità.
E gli anosmici? Cosa succede a chi ha perso l'olfatto a causa di una malattia (la covid, ad esempio) o è anosmico per altri motivi? Sembra effettivamente che la capacità di socializzare ne risenta, e che chi ha problemi ad annusare il prossimo si trovi in difficoltà anche a intessere legami d'amicizia. Anche in chi soffre di disturbi dello spettro autistico la percezione dei segnali chimici risulterebbe alterata, con conseguente difficoltà nel relazionarsi con il prossimo.
Il prossimo passo della ricerca è effettuare una risonanza magnetica funzionale (fMRI) in un gruppo di volontari, per verificare se le aree del cervello relative all'individualità e alla socialità vengono stimolate maggiormente quando si incontra qualcuno con un odore simile al nostro, rispetto a quando ci si relaziona con una persona con un odore corporale diverso: «Voglio andare più a fondo, identificando le sfumature che influiscono nelle interazioni sociali», conclude Ravreby.