L'America è una nazione di nazioni, diceva Lyndon Johnson, trentaseiesimo presidente degli Stati Uniti, terra ricca di contraddizioni, a partire dal clima: i meteorologi ne contano addirittura nove, da quello desertico del sud-ovest al clima umido continentale del nord-est, dove anche le estati sono fredde. Ma, ancora di più, gli Stati Uniti sono ricchi di contraddizioni culturali e sociali, talmente radicate e complesse che in Europa facciamo fatica a capirle. Eccone alcune.
1. Melting pot VS razzismo
L'America è solitamente definita un melting pot, ossia un calderone (di razze) per come si è formata - da genti provenienti da tutto il mondo, emigrate qui in cerca di fortuna e opportunità o anche deportate - col risultato che oggi vi troviamo un'ampia gamma di culture e lingue: ben 21 quelle più parlate, secondo un censimento del 2000. La lingua comune è l'inglese, ma spagnolo, cinese, francese, tedesco, vietnamita, italiano e persino lo yiddish (un ebraico contaminato da diverse lingue europee).
Una ricchezza linguistica che di recente è stata messa in discussione: sui social sono apparsi video di persone che litigano proprio sull'uso della lingua nei luoghi pubblici, con i nazionalisti che pretendono che non si parli altra lingua all'infuori dell'inglese - di recente c'è stata anche una recrudescenza del razzismo, che secondo un sondaggio della NBC News, rappresenta ancora un grave problema per il 64% degli americani.
2. Solide istituzioni politiche VS un sistema elettorale che esclude gli ultimi
Nel complesso, le istituzioni politiche americane, con la loro attenzione ai diritti civili e la capacità di correggere gli errori nel tempo, hanno rappresentato una delle più evolute forme di democrazia del mondo. Il sistema politico statunitense è generalmente apprezzato perché prevede numerosi controlli ed equilibri che evitano abusi di potere. Non solo: permette a chiunque di candidarsi a un incarico politico, e i cittadini hanno voce in capitolo su come dovrebbero essere fatte le cose sia a livello locale, sia a livello federale. Non è un sistema perfetto, ma permette a chi vuole di far sentire la propria voce all'interno della sua comunità, e, soprattutto, è stabile: i presidenti vengono eletti con cadenza precisa ogni 4 anni, senza sgarrare neppure di un'ora.
Per contrasto, gli Stati Uniti hanno però un sistema elettorale complicato, che prevede tra l'altro che non basti avere il diritto di voto per votare: bisogna registrarsi. Scrive Repubblica: "Bisogna anche iscriversi, "registrarsi" come elettore, in certi Stati, dichiarando anche la propria affiliazione (democratico o repubblicano o indipendente).
Ci si registra, di solito, negli stessi uffici dove si fa la patente di guida; ma anche per corrispondenza, oppure online, sugli appositi siti governativi...". Questa complicazione, sommata ad altre, come una divisione in collegi che non premia il voto popolare e la richiesta della carta di identità per la registrazione (quando negli Usa questo documento non è obbligatorio) fa sì che gli elettori in grado di eleggere il Presidente passino dai 220 milioni di aventi diritto a meno di 130 milioni, con l'esclusione soprattutto dei più poveri, in particolare di neri e ispanici.
3. Bassa disoccupazione VS stacanovismo
In parte varia da stato a stato, ma, nel complesso, l'economia americana, che è la più ricca del mondo, è una delle migliori per le opportunità di lavoro, con molte industrie e imprese tra cui scegliere. Le statistiche sull'occupazione mostrano che chi ha una buona istruzione e spirito di iniziativa, viene ricompensato dei suoi sforzi. A giugno 2018 la disoccupazione negli Usa era infatti tra le più basse del mondo: 4% (in Italia sfiora il 10%). Ma lo stacanovismo è dietro l'angolo: la settimana lavorativa americana è di 40 ore, suddivisa in 5 giorni, ma almeno un americano su 3 lavora molte più ore, al punto che secondo uno studio dell'Arizona State University l'europeo medio lavorerebbe il 19 per cento in meno rispetto a un americano (circa 258 ore di lavoro in meno all'anno, una in meno al giorno). In pratica, secondo questo studio negli Usa le persone lavorano quasi il 25 per cento di ore in più degli europei, e ben il 29% in più degli italiani.
4. Eccellenza universitaria VS debito studentesco
Negli Usa hanno sede alcune delle migliori università del mondo, tra cui Harvard, Yale, Stanford, il MIT di Boston, Caltech, che occupano le prime posizioni della classifica delle migliori università secondo il QS World University Ranking. Ma la qualità ha un prezzo, secondo alcuni eccessivo: l'enorme costo delle rate, che finisce per gravare sugli studenti. Scrive il Sole 24 ore: "Il debito universitario americano oggi è pari a 1.300 miliardi di dollari, circa la metà di quello pubblico italiano: solo nel quarto trimestre 2016 i debiti per lo studio statunitensi sono aumentati di 31 miliardi di dollari. A dover pagare questi particolari "mutui" sono qualcosa come 42,4 milioni di cittadini statunitensi, dicono i dati del Department of Education, ossia circa un settimo della popolazione. In media, nel 2015 ogni studente californiano aveva oltre ventiduemila dollari di debiti, che salgono a oltre trentaseimila nel New Hampshire".
5. Ricerca medica all'avanguardia VS sistema sanitario costoso
L'America ha alcuni dei migliori ospedali del mondo, molti dei quali sono anche all'avanguardia nella ricerca medica. Dalla Mayo Clinic alla John Hopkins, questi ospedali sono celebri in tutto il mondo per la varietà di specializzazioni e per il numero di ricerche prodotte. Non solo: gli Usa sono anche all'avanguardia nella ricerca di biologia e medicina, e nella creazione di nuovi farmaci e trattamenti.
A questo si contrappone però un sistema sanitario che, secondo uno studio del The Commonwealth Fund sui sistemi sanitari delle nazioni sviluppate, è il peggiore dell'Occidente. I costi sanitari sono così alti che potrebbero facilmente portare un paziente alla bancarotta, se sprovvisto di un'assicurazione - i cui costi per il cittadino partono da circa 300 dollari al mese per arrivare a cifre molto più alte.
Prima dell'Obamacare, la polizza sanitaria agevolata introdotta dall'amministrazione Obama nel 2010, circa 42 milioni di americani non erano coperti da assicurazione sanitaria. Gli ultimi dati del primo trimestre del 2016 mostrano, invece, che a non essere coperti erano 27,3 milioni di americani, l'8,6% della popolazione. L'attuale amministrazione, guidata da Donald Trump, con l'appoggio di parte dei repubblicani al congresso e di un giudice del Texas che recentemente l'ha dichiarata incostituzionale, vorrebbe smantellare il sistema: la decisione ultima è affidata alla Corte Suprema.
Ad oggi il costo complessivo della sanità americana è il più alto del mondo: circa 3.500 miliardi di dollari all'anno per una popolazione di circa 320 milioni di abitanti, che fa quasi 11.000 dollari procapite l'anno contro i 3.600 della media dei paesi OCSE.