I più pigri ne saranno felici: allenarsi costantemente non sempre dà buoni risultati.
Il duro lavoro in palestra a cui si stottopongono gli atleti serve solo relativamente: a un certo punto il cervello rifacendo la stessa attività non migliora più le prestazioni. E le lascia al caso. |
Allenarsi senza senso: intanto tocca ai macachi
È quanto emerge da una ricerca statunitense compiuta sui macachi, condotta da un team capitanato da Mark Churchland, dell’Università di Stanford, California. Gli studiosi hanno mostrato alle scimmie una macchia colorata, insegnando loro a toccarla a diverse velocità.
A ogni tentativo dell’animale, i ricercatori hanno calcolato la velocità del movimento e monitorato l’attività della sua corteccia cerebrale. Il risultato? Dopo migliaia di registrazioni compiute, si è osservato che pochissime volte i macachi si sono mossi alla stessa velocità: le variazioni della velocità corrispondevano però a leggeri cambiamenti nell’attività di programmazione del movimento da parte del cervello.
Com'è imprevedibile essere bravi
Che cosa vuol dire? In parole semplici, allenarsi, ad esempio, a tirare con l’arco in modo sempre più preciso non dà risultati apprezzabili: i nostri muscoli sono responsabili del loro movimento solo per metà; l’altra metà è affidata al cervello che, dopo un periodo iniziale di apprendimento, non impara più a compiere sempre la stessa attività migliorando le sue prestazioni.
È come se ci riservasse una certa dose di imprevedibilità, dovuta, pare, a motivi evoluzionistici. In questo modo nel corso dei secoli le prede hanno potuto difendersi più facilmente dai predatori, non in grado di calcolare sempre con precisione i tempi della loro fuga.
(Notizia aggiornata al 27 dicembre 2006)