È morto questa mattina a Bologna il maestro e senatore a vita Claudio Abbado. Da tempo malato, aveva 80 anni. Nato a Milano il 26 giugno 1933, è stato direttore d'orchestra de La Scala, della Staatsoper di Vienna e dei Berliner Philharmoniker.
Una vita sul podio
Grande sostenitore della valenza sociale della musica e delle orchestre giovanili, da molti considerato il più grande direttore d'orchestra del mondo, Abbado ha illuminato il panorama musicale italiano e internazionale a partire dagli anni Sessanta.
Figlio di un insegnante di violino, nel 1955 si era diplomato in pianoforte e direzione d'orchestra presso il Conservatorio di Milano, per poi vincere, già nel 1958, il primo posto nel prestigioso concorso Koussevitsky della Boston Symphony Orchestra a Tanglewood, nel Massachussets: un premio che gli permise di debuttare negli Stati Uniti con la New York Philarmonic. Da lì prima l'esordio a Trieste come direttore sinfonico, quindi l'avvio, alla Scala, di una carriera come direttore musicale che sarebbe durata fino agli anni Ottanta.
Deciso rinnovatore della programmazione artistica del teatro milanese, nella quale reinserì autori dimenticati da tempo, Abbado inaugurò nel 1972 la tradizione dei Concerti per studenti e lavoratori, un modo per avvicinare tutte la classi sociali al mondo dorato della lirica e della musica classica.
Nei teatri d'Europa
Nel 1971 divenne direttore principale del Wiener Philharmoniker, e dal 1979 al 1987 fu direttore musicale della London Symphony Orchestra. Lasciata la direzione de La Scala, nel 1986 intraprese una nuova avventura professionale come direttore musicale della Staatsoper di Vienna (fino al 1991); nel 1989 fu eletto direttore principale e artistico dell'Orchestra Filarmonica di Berlino, incarico che mantenne fino al 2002, primo non austro-tedesco ad essere eletto direttamente dagli orchestrali.
Negli anni successivi si dedicò alla ricreazione dell'orchestra del Festival di Lucerna (in Svizzera), alla fondazione dell'Orchestra Mozart di Bologna, sua ultima città di adozione, all'orchestra europea "nomade", senza sede fissa, della Mahler Chamber Orchestra. E soprattutto all'impegno ambientale e sociale.
Nel giugno 2010 aveva accettato di tornare a dirigere alla Scala in cambio di un cachet "in natura" di 90 mila alberi («Il centro di Milano ha così bisogno di verde...» aveva detto in un'intervista a La Stampa) un ritorno che era stato cancellato e rinviato al 2012, per un ricovero in clinica dovuto a problemi di salute, una delle tante battaglie combattute contro il cancro.