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Accumulatori di carta igienica: chi sono?

Prima per il lockdown, ora per la crisi energetica che ne mette a rischio la produzione: la carta igienica sta sparendo di nuovo dai supermercati. Ma chi è il compratore seriale di questo prodotto?

Sembrano lontani i momenti in cui correvamo al supermercato per fare scorta di carta igienica. Eppure, adesso, ci risiamo: questa volta non perché vogliamo accumularne il più possibile a causa del lockdown da CoVID-19, ma perché la crisi energetica che ha investito il nostro Paese a causa della guerra in Ucraina, ne sta mettendo a rischio la produzione. Sono proprio le aziende cartarie, infatti, che stanno decidendo di fermarsi a causa dei costi troppo alti delle bollette elettriche. E senza la carta, non troveremo nei discount nemmeno fazzoletti, rotoli da cucina, tovaglioli e non solo. 

IL COMPRATORE SERIALE. Ma che tipo è l'accumulatore di carta igienica? Già in occasione del lockdown, nel marzo 2020, alcuni cittadini europei, statunitensi e canadesi si sono sottoposti anonimamente alla valutazione del Brief HEXACO Inventory (BIH, una versione breve del più conosciuto modello HEXACO, un test psicologico): hanno raccontato quanto si sentivano minacciati dalla pandemia, descrivendo i loro comportamenti in quarantena e, in particolare, specificando quanta carta igienica avevano usato negli ultimi mesi.

Uno studio pubblicato su Plos One ha analizzato i risultati: è emerso innanzitutto che chi era più avanti con l'età tendeva a fare scorta di carta igienica, che in Europa il prodotto veniva acquistato più di frequente, mentre in Nord America ogni acquisto avveniva in grandi quantità. Lo studio ha poi rivelato che gli accumulatori di carta igienica sarebbero tipi ansiosi, perfezionisti, molto organizzati e diligenti, oltre che emotivi e spaventati dall'emergenza sanitaria.

Tutto compreso? Tuttavia, sottolineano i ricercatori, sarebbero ancora «lontani dal comprendere questo fenomeno in modo completo». Probabilmente esistono ulteriori spiegazioni psicologiche e altri fattori da tenere in conto che non sono stati considerati nello studio, e potrebbero avere giocato un ruolo fondamentale anche le differenze locali o regionali (ad esempio relative a situazioni sanitarie o socioeconomiche).

26 giugno 2020 Chiara Guzzonato
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