Mettilo da parte, l'altro salterà fuori: quante volte abbiamo pronunciato questa frase dopo aver steso il bucato di una lavatrice assassina che ci ha restituito solo un calzino su due? Sappiamo tutti che il mucchio dei calzini spaiati abbandonati nell'armadio cresce di anno in anno, e che difficilmente i single ritroveranno il proprio compagno. Per ricordare questi eroici capi d'abbigliamento, oggi, primo venerdì di febbraio, si celebra la Giornata in memoria del calzino spaiato (negli Usa si celebra il 9 maggio, Lost sock memorial day), una giornata dalle origini confuse – come il destino dei calzini che ricorda – nata peraltro con l'intento più serio di abbracciare la diversità e accettare le differenze altrui.
Chi ha inventato i calzini? Già durante l'Età della Pietra gli uomini primitivi, per proteggere i piedi dal gelo e dalle ferite, utilizzavano dei rudimentali calzini prodotti a partire da pelli animali e materiali naturali ricavati dalle piante.
Millenni dopo, nell'VIII secolo a.C., gli antichi greci fabbricavano con il pelo degli animali i cosiddetti piloi, di cui ci parla il poeta greco Esiodo nel suo "Le opere e i giorni", ma è solo a partire dal II secolo d.C. che a Roma nascono gli udones, cuciti con fili di tessuto e molto simili ai calzini che indossiamo oggi. Un'altra curiosa variante è quella dell'Egitto, dove tra il III e il V secolo d.C. i calzini venivano cuciti con un separatore centrale per le dita, in modo da permettere di indossarli anche con i sandali: il risultato è curioso, e ricorda lo zampino di un maiale.
Invenzioni. Nel 1589, con l'avvento della macchina da cucire, la produzione dei calzini cambia e si velocizza: fino alla prima metà del Novecento non vengono introdotte altre novità, ma nel 1938 viene inventato il nylon, una fibra sintetica che diventerà la più utilizzata nella produzione dei calzini.
I calzini oggi. Si stima che nel 2019 siano state vendute oltre 21 miliardi di paia di calzini, e secondo Statista il mercato è destinato a crescere ogni anno del 2,86%. Ma molte coppie di calzini sono destinate a separarsi: secondo un'indagine di qualche anno fa, ogni cittadino del Regno Unito perde in media oltre 15 calzini l'anno, il che significa che ogmi anno oltre un miliardo di calzini britannici "svanisce misteriosamente".
Ma Perché li perdiamo? Ed eccoci alla domanda da un milione di dollari: che fine fanno i calzini che mettiamo in lavatrice e che non ritroviamo?
Quando si tratta di cose serie, la scienza viene sempre in nostro aiuto: ed è così anche in questo caso, perché uno studio commissionato da Samsung qualche anno fa ha definito una formula matematica per calcolare il rischio di trovarsi con una montagna di calzini spaiati.
Secondo i ricercatori i fattori principali che influenzano la perdita dei calzini sono la complessità del lavaggio (la divisione dei colori, la scelta della temperatura, ecc) e il numero di calzini presente in ogni lavaggio; e i calzini in realtà non svanirebbero nel nulla, ma verrebbero seminati in reconditi angoli della casa: dietro a un termosifone, sotto i mobili, o vicino alla stessa lavatrice, più per distrazione che per altri motivi.
La formula per calcolare questo rischio sarebbe dunque:
Indice di perdita del calzino = (B + C)-(P x A)
Dove B sta per grandezza del Bucato (numero di persone in famiglia x numero di lavatrici settimanali), C sta per Complessità di lavaggio (numero di lavaggi diversi x numero di calzini lavati ogni settimana), P sta per Positività nei confronti del lavaggio e A sta per grado di Attenzione riposto nelle operazioni pre-lavaggio (controllo delle tasche, srotolamento dei calzini, ecc). Più l'indice è alto, maggiore è il rischio di ritrovarsi con un calzino ogni due. E ora fatevi due conti.