Oche, cavalli, pesci, granchi... Avete mai notato che in molti modi di dire sono protagonisti gli animali? Cerchiamo di capire (e magari raccontare agli amici) perché nascono i più famosi modi dire "animaleschi" che usiamo molto spesso e, a volte, senza saperne il motivo.
1- Essere un pesce fuor d'acqua. Essere in un ambiente che non è il proprio e per questo sentirsi a disagio non riuscendo a trovare il modo per inserirsi o cambiare la situazione a proprio vantaggio. Attraverso il detto si spiega la difficoltà in cui ci si può imbattere usando l'analogia della sensazione che può avere un pesce, il cui ambiente naturale è l'acqua, una volta uscito all'aria aperta dove non può respirare. Il modo di dire ha anche ispirato delle fiabe nelle quali un intrepido pesciolino tenta di uscire dalla profondità degli abissi per seguire il desiderio di crescita, curiosità e intraprendenza tipico dei bambini che sognano mille avventure non avendo alcun senso del pericolo.
2 - Avere grilli per la testa. Avere idee strane, curiose, improvvise, concepire pensieri bizzarri, desideri stravaganti, fantasticherie capricciose. Lingua e dialetti sono ricchi di espressioni che alludono al grillo. L'insetto stupisce per la velocità e la capacità nello spiccar salti enormi rispetto alle sue dimensioni. Di qui la metafora di qualcosa che improvvisamente e inaspettatamente si ficca nella testa di qualcuno. Anche tutto ciò che si tende e poi scatta è paragonabile al grillo: di qui l'origine del "grilletto" di pistole e fucili.
3 - lento come una lumaca. Benché siano velocissime, in realtà, quando si tratta di devastare un orto, le chiocciole (comunemente dette lumache), insieme alle tartarughe, sono da sempre e praticamente ovunque simbolo di lentezza. Tuttavia, il loro lento procedere, sempre incollato al terreno, ha anche qualche sfumatura simbolica positiva: una persona "lenta come una lumaca" spesso fa solo le cose con estrema cura e prudenza, riflettendo molto.
4 - essere a cavallo. Essersi sistemati, aver risolto un problema o superato una difficoltà. Bisogna pensare al valore del cavallo nel Medioevo: possederlo e usarlo, nelle attività agricole, per viaggiare, in guerra, era un privilegio. Dunque salire a cavallo rappresentava un passaggio di status sociale, una facilitazione nella propria esistenza. L'importanza dell'animale è ricavabile anche dal motto cinquecentesco "a caval donato non si guarda in bocca". Il cavallo era il regalo per eccellenza e guardare in bocca si riferisce a un controllo della dentatura, uno degli elementi fondamentali, insieme alla forza dei piedi, per stabilirne lo stato di salute e dunque il reale valore del dono.
5 - Prendere un granchio. Sbagliarsi, commettere un errore grossolano, ingannarsi. Prendere un granchio – o anche "prendere un gambero" – è un'espressione diffusa in molti dialetti e con signifi cati vari. Uno dei più ricorrenti riguarda il fidanzamento e il matrimonio. Il granchio è il rifiuto della donna, dunque essere respinti è "prendere il granchio" (un po' come l'odierno "due di picche"). L'espressione si è ampliata ed è arrivata poi a indicare qualsiasi tipo di strafalcione, di aspettativa disillusa, di valutazione sbagliata. Altre immagini hanno concorso a formare questo modo di dire: il camminare all'indietro del granchio (come il gambero) e l'immagine del pescatore che tira su la rete sperando che sia piena di pesci trovandovi, invece, soltanto un granchio.
6 - andare in oca. Un attestato pregiudizio sostiene che l'oca sia un animale stupido ma anche che tende a mettersi in mostra. Non a caso si dà dell'oca (e non della gallina) a una donna bella ma sciocca. L'allusione riguarda anche la loro tendenza a starnazzare e la loro andatura goffa. Così "andare in oca", significa anche andare in confusione, apparentemente senza motivo.