Vi piace il tennis? Seguite tornei come l'Australian Open, il Roland Garros, Wimbledon e soprattutto gli Azzurri in Coppa Davis? Ecco cinque curiosità sul gioco del tennis che, probabilmente, non sapete.
Quanto può durare una partita di tennis?
Il tennis, come anche altri sport, non ha limiti di tempo. Per vincere una partita, un giocatore deve aggiudicarsi un certo numero di set, indipendentemente da quanto tempo ci metterà. La maggior parte delle partite di tennis dura da due a tre ore. Pochi match si estendono oltre, soprattutto dal 1973, quando la federazione internazionale ha introdotto la regola del tie-break. Ma ci sono delle eccezioni.
In ogni caso la partita più lunga nella storia del tennis (parliamo dei professionisti) è quella che si giocò a Wimbledon il 24 giugno 2010 tra John Isner e Nicolas Mahut: vinse il primo dopo ben 11 ore e cinque minuti di gioco (distribuiti su tre giorni).
Perché le palline da tennis sono "pelose"?
La peluria permette un miglior controllo del colpo da parte del giocatore: se non ci fosse, la palla schizzerebbe via in modo incontrollabile, mentre grazie a essa le corde della racchetta fanno per un attimo presa sulla palla, comprimendola e consentendo al tennista di impostare il colpo desiderato e di accentuare gli effetti.
La seconda funzione dei peli è aumentare la resistenza all'aria della pallina, diminuendone la velocità e riducendone il rimbalzo. Quando infatti si usano palle consunte e ormai prive di peluria, al momento del rimbalzo tendono a scivolare via sulla superficie del campo. In fase di fabbricazione, la peluria è fatta sollevare dal feltro di copertura dell'anima di gomma, grazie a potenti getti di vapore.
Perché nel tennis i giocatori osservano a lungo la pallina prima di battere?
Per scegliere quale convenga utilizzare tra quelle a disposizione, e non semplicemente, come si potrebbe pensare, la più nuova. Negli incontri professionistici di tennis dopo 7 giochi dall'inizio del match (e ogni 9 giochi dal primo cambio in poi), gli atleti servono con palle nuove e chi è alla battuta è solito avvertire l'avversario alzando in alto la mano e stringendo nel pugno una pallina ancora immacolata.
Questi cambi sono previsti perché, a forza di rimbalzare e subire i violenti colpi dalle racchette e dal terreno, le palline si sgonfiano rapidamente, alleggerendosi e variando le caratteristiche del rimbalzo. Via via che queste perdono peso, molti tennisti approfittano dell'inversione di campo (prevista ogni due giochi) per cambiare la propria racchetta, non perché i colpi allentino la tensione delle corde della stessa, al contrario per scegliere l'attrezzo le cui corde siano tarate in maniera più adeguata al livello di usura raggiunto dalle palline in uso al momento.
A cosa servono i pezzi di plastica che i tennisti applicano sulla racchetta?
I cosiddetti dampeners (ammortizzatori) sono dei pezzettini di plastica simili a spillette che molti tennisti fissano sulle corde della propria racchetta nella parte più vicina al manico allo scopo di smorzare le vibrazioni prodotte dall'impatto con la pallina. Noti in italiano come ferma-corde o gommini, sono molto utili per la salvaguardia delle articolazioni di polso, gomito e braccio, soprattutto per quei tennisti che basano il loro gioco sulla potenza. Alcuni atleti più tecnici, tra i quali Roger Federer, ritengono invece che con il dampeners si perda di sensibilità nel colpo, per cui preferiscono non farne uso.
Fino agli anni Novanta la funzione oggi svolta dai gommini era affidata a dei comuni elastici che tenevano in tensione le corde assorbendo parte delle vibrazioni, mentre, in tempi più recenti, alcune case produttrici hanno messo in commercio racchette con "antivibranti di serie", ossia degli inserti in gomma posti alla base delle corde verticali centrali.
Perché i campi da tennis sono fatti di terra rossa?
La tradizionale terra rossa dei campi da tennis sulla quale si giocano alcuni tra i più importanti tornei del mondo come il Roland Garros e gli Internazionali d'Italia, è tale in quanto ricavata dal materiale di scarto derivante dalla produzione dei mattoni utilizzati in edilizia. Più è fina la triturazione del materiale, più il manto (steso sopra a terra battuta e argilla) risulta di buona qualità.
Oltre alla terra rossa, in alcuni tornei negli Stati Uniti si utilizza una particolare terra verde (detta hawaiana) che si ricava dalla frammentazione del basalto. C'è poi stata la terra blu, colorata artificialmente per ragioni di sponsor e televisive (la pallina gialla risaltava di più) e testata al torneo di Madrid del 2012, esperimento che non si è però ripetuto perché tale terra è stata giudicata troppo scivolosa e rischiosa per gli atleti. Esistono infine campi in terra marrone, gialla o grigia, ma non tutte queste tipologie sono utilizzate a livello professionistico.