Registi e produttori usano la matematica al cinema? No, però hanno scoperto in modo più empirico come funziona la curva dell’attenzione umana, per sfruttarla al cinema e in televisione. (Federico De Palo, 1 marzo 2010)
Esiste una funzione matematica che rappresenta la curva dell'attenzione umana e sembra proprio che produttori e registi la sfruttino sempre di più per catturare i favori del pubblico al cinema e in televisione. Queste sono le conclusioni a cui è giunto James Cutting, psicologo della Cornell University di Ithaca (New York).
La matematica dell'attenzione. Negli anni '90 un gruppo di ricercatori dell'Università del Texas aveva sottoposto alcuni volontari a centinaia di prove di attenzione. Tali misurazioni erano state trasformate in un grafico con andamento ondulatorio, riscontrando che i picchi di attenzione ricorrono ad intervalli regolari. Le curve del grafico che rappresentavano l’attenzione umana, avevano un andamento simile a quello di altri fenomeni naturali quali le esondazioni del Nilo o le turbolenze dell'aria (in matematica questo comportamento è chiamato fluttuazione 1/f).
Recentemente James Cutting ha analizzato 150 film di successo girati fra il 1935 e il 2005 ed ha riscontrato che più i film sono recenti, più la durata delle scene rispecchia proprio la fluttuazione 1/f tipica dell’attenzione umana. In poche parole le scene, nei film più recenti, si susseguono ad un ritmo regolare che segue proprio l'andamento della nostra attenzione.
Copioni professionisti. Questo vuol dire che i produttori e i registi di oggi sono tutti cervelloni che utilizzano di proposito la matematica? No di certo. Ma è probabile che i film montati in questo modo abbiano riscosso più successo di altri, scatenando così un processo di emulazione da parte di altri registi. Lo psicologo però ammette che il ritmo del montaggio non può essere la sola chiave dell'apprezzamento del pubblico: sceneggiatura, attori e regista rimangono quindi anche per lui il fattore determinante in un buon film.