Curiosità

10 + 1 cose che (forse) non sai sulla carta igienica

Cosa si usava prima della sua invenzione? Quanta ne consumiamo? Come fanno gli astronauti? E, soprattutto, perché si usano i cuccioli per reclamizzarla?

Ormai non ci facciamo più caso (tranne quando all'improvviso finisce). Eppure la carta igienica non è così scontata: basti pensare a quanti alberi si abbattono ogni anno per produrla e a cosa si utilizzava prima della sua invenzione. Ma non solo...

1. Tanta carta. La domanda globale di carta igienica richiede l’abbattimento di circa 30 mila alberi al giorno (circa 10 milioni di alberi all’anno).

2. foglietti. Vi siete mai chiesti quanti foglietti ci siano in media in un rotolo? 333

3. Numeri. Quanta ne usiamo? Circa 8,6 foglietti per ogni visita alla toilette, secondo una ricerca della Charmin (un’azienda americana specializzata nella produzione di carta igienica).

4. Come facevano gli antichi. Nel Medioevo non c’era. All’uso si prestava un bastone (per raschiare). Ma prima della diffusione di carta igienica sono stati anche usati fieno, pannocchie di granturco, bastoni, pietre, sabbia, muschio, canapa, lana, gusci, bucce di frutta, felci, spugne, conchiglie e… rottami di ceramiche, come quelli esposti nel 2013, in una mostra al Palazzo romano di Fishbourne (hichester nel West Sussex, Inghilterra).

5. Houston abbiamo un problema. E come fanno gli astronauti? Sulla stazione spaziale internazionale, si usa la comune carta igienica che poi viene sigillata in appositi contenitori e compressa.

6. Tasse. Negli Usa si paga una tassa sulla carta igienica di 6 centesimi di dollaro per rullo: l’ha introdotta nel 1996 il presidente Clinton (a cui è stata rinfacciata più volte). Alcuni economisti dicono infatti che un bene così necessario non andrebbe tassato.

7. Storia moderna. Anche se la carta igienica è nata in Cina nel quarto secolo, prima del 1857, anno in cui Joseph C. Gayetty introdusse la prima confezione di "carta terapeutica" negli Stati Uniti, era pressoché sconosciuta. La Scott, un’azienda produttrice di carta, ha iniziato la commercializzazione dei primi rotoli di carta igienica nel 1890 negli Usa. Non senza problemi: la carta igienica era infatti un prodotto innominabile e poco pubblicizzabile, visto ciò a cui serviva. L’accettazione da parte del pubblico è arrivata solo nei primi anni del 1900 quando è crollato il tabù dell’igiene intima. All’inizio era venduta in pacchetti, a strisce su ognuna delle quali compariva il nome del suo inventore.

8. Schegge. Fino al 1930 nella carta igienica era possibile trovare “schegge”. La prima carta “splinter-free” risale al 1930, prodotta dalla Northern Tissue.

Due foglietti iniziali di rotoli di carta igienica resi più "artistici" dagli inservienti degli alberghi. Stephen Gill ha trascorso 3 anni fotografando queste pieghe, da lui definite origami. © Stephen Gill/Anonymous Origami

9. Origami. Negli hotel (soprattutto quelli più lussuosi) il primo lembo del rotolo di carta igienica è piegato per rendere la presa più semplice e per dare un effetto visivo più elegante. Stephen Gill ha trascorso 3 anni fotografando queste pieghe, da lui definite origami o anche opere d’arte da toilette, e ha pubblicato un libro di 52 pagine dal titolo Anonymous

Origami dove mostra tutte le forme possibili: triangolo, diamante, ventaglio, cuore, fiore, barca, foglia, albero, farfalla, uccello…

10. Colore. La carta igienica bianca? Sì, ma a patto che sia etichettata come libera da cloro (TCF – Totally Chlorine-Free) o Lavorata senza cloro (PCF – Processed Chlorine-Free). Il colore bianco della carta è infatti spesso il risultato di lavaggi con candeggina e lo sbiancamento richiede un ingente utilizzo di acqua ed energia, ed è inquinante.

11. Cuccioli e bambini. Il neuro-economista Paul Zak della Claremont Graduate University della California ha condotto uno studio sull’ossitocina, un ormone prodotto dall'ipotalamo, fondamentale nel cementare il rapporto tra madre e figlio, e che gioca un ruolo chiave nelle interazioni sociali. Zak ha ipotizzato che l’utilizzo di cuccioli e bambini negli spot della carta igienica sarebbe dovuto al tentativo dei pubblicitari di indurre il nostro cervello a rilasciare ossitocina, in modo da costruire la fiducia in un prodotto o una marca, e quindi aumentare le vendite.

5 dicembre 2016 Eugenio Spagnuolo
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