Quello di Medusa è un racconto tragico, fatto di disperazione e di speranza. La cronaca drammatica di una nave francese in navigazione verso l'Africa, che si arenò su un banco di sabbia al largo dell'attuale Mauritania, il 2 luglio 1816. Gli uomini, dopo aver tentato inutilmente di disincagliare la nave, furono obbligati ad imbarcarsi su diverse scialuppe di salvataggio.
Oltre la capienza. Dato che il numero di persone era maggiore della reale capienza delle barche, furono costretti a costruire una zattera. A causa della scarsità di cibo e acqua, molti morirono di fame, sete e malattia. Altri uccisero e mangiarono i compagni per sopravvivere. La zattera fu ritrovata soltanto tredici giorni dopo.

Dramma su tela. Théodore Géricault (1791-1824), artista francese attivo nella prima metà dell'Ottocento, nonché esponente del Romanticismo, rappresentò in pittura proprio quel dramma nel dipinto La Zattera della Medusa, realizzato tra il 1818 ed il 1819, oggi conservato al Museo del Louvre (Parigi). Géricault si era documentato al meglio sull'avvenimento, interrogando i sopravvissuti, facendosi costruire un modello della zattera e disegnando i cadaveri all'obitorio.
La scelta fu quella di dipingere il momento in cui i naufraghi riuscirono ad avvistare una nave, un puntino nell'orizzonte. Ecco allora (vedi dettaglio sopra) uno dei personaggi di spicco del quadro che sovrasta gli altri sventolando un panno, forse una camicia che si è appena tolto per provare a farsi notare.
Dall'altra parte, a sinistra, nell'angolo della zattera, il dolore e la rassegnazione di un padre che tiene a sé il figlio morto per evitare che cada in mare. Vi è in esso un elemento così realistico da rendere il quadro terribilmente vero: i calzini bianchi ancora ai piedi. I cadaveri in primo piano sono resi con dovizia e sapienza. I particolari anatomici sono la testimonianza dei numerosi studi condotti dall'artista per rendere la pittura più realistica possibile.

Luci e ombre. La luce è velata dalla nube, proviene da destra e schiarisce solo in parte i corpi del dipinto. La tavolozza è composta da toni pallidi per i corpi dei naufraghi e da colori fangosi e scuri per i loro vestiti. Nel complesso, il dipinto è dominato da tinte scure e drammatiche che mirano ad un intenso impatto visivo ed emotivo sugli spettatori per suggerire dolore e tragedia.
Una vicenda disperata ancor più che macabra, che non può esser definita d'altri tempi poiché, a distanza di tempo, risulta ancora essere attuale.
Per approfondire:
- Miles Jonathan, La Zattera della Medusa, 2010
- Corréard Alexandre, Il naufragio della Medusa, 2012