1. Candele. Per dipingere di notte, e rischiarare tela e tavolozza, Van Gogh indossava spesso un cappello di paglia costellato di candele accese.
Varie fonti raccontano di averlo visto lavorare in alcuni caffè con lo strano indumento in testa, e le candele incastrate nella tesa o fissate con alcune mollette.
L'abitudine a dipingere di notte è ravvisabile nelle sue opere ma anche in alcune testimonianze scritte. "Spesso ho l'impressione che la notte sia molto più viva e riccamente colorata del giorno" si legge in una lettera al fratello Theo. In un altro passo della loro corrispondenza, Vincent racconta che Notte Stellata sul Rodano fu dipinta in notturna, "sotto un getto di gas", con riferimento forse alla lampada usata per farsi luce.
2. Orecchio. L'auto mutilazione dell'orecchio sinistro - spesso citata come la prova di una conclamata follia - potrebbe nascondere in realtà la vendetta di un amico. Secondo alcuni storici sarebbe stato il pittore e per alcuni tempi coinquilino di Vincent Paul Gauguin - esperto schermitore - a mozzare parte del lobo (e non l'orecchio intero) durante una delle frequenti liti.
È la tesi sostenuta dagli due storici di Amburgo Hans Kaufmann e Rita Wildegans, nel libro L'orecchio di van Gogh, Paul Gauguin e il patto del silenzio: i due ritengono che Van Gogh abbia poi raccontato di aver compiuto il gesto da solo per coprire Gauguin e convincerlo a continuare a vivere con lui. La tesi è controversa e rifiutata da molti; la ricostruzione dei fatti è ancora oggi incerta.
3. Notte stellata. Uno dei capolavori pittorici più apprezzati al mondo fu dipinto dalla finestra di un ospedale: quello di Saint Paul de Mausole, appena fuori Saint Rémy, dove Vincent chiese di essere ricoverato nel maggio 1889.
In quello stesso periodo, Van Gogh realizzò alcune delle sue opere più celebri, come Iris e Uliveto. Vincent non fu mai soddisfatto della Notte Stellata: "non mi dice niente" scrisse in una lettera al fratello.
4. Tomba. Il Vincent Van Gogh bambino crebbe vedendo una tomba che portava, scolpito sulla lapide, il suo stesso nome. Lì, vicino alla chiesa della cittadina di Zundert, in Olanda (dove nacque il pittore) era sepolto il fratello maggiore, nato morto. Vincent prese lo stesso nome del defunto fratellino.
5. Tardi. Van Gogh iniziò a dipingere solo all'età di 27 anni, ma ebbe poi modo di recuperare il "tempo perduto", con circa 900 dipinti (in media 2 alla settimana) e 1100 disegni realizzati prima della sua morte, a 37 anni. Prima di tentare la carriera pittorica provò a diventare maestro e mercante d'arte.
6. Giallo. Il "giallo cromo" - una sorta di firma pittorica che caratterizza alcuni dipinti di Van Gogh, come i vari Girasoli o La camera di Arles, doveva essere molto più brillante quando fu steso su tela. Con il tempo, questo pigmento instabile è andato sbiadendo, e ha virato verso il marrone. Riportarlo alla brillantezza originaria non è possibile, dicono gli esperti. Si rischierebbe di danneggiare i dipinti in modo irreversibile.
7. Immagine. Jeanne Calment, una francese di Arles vissuta 122 anni e morta nel 1997, incontrò Vincent Van Gogh nel 1888, nel negozio di famiglia. Lo descrisse come "sporco, mal vestito e sgradevole, per niente cortese e malato".
8. Foto. Oltre ai tanti autoritratti, potrebbe esserci anche una foto a ritrarre il volto di Van Gogh (vedi sopra). Ma se quello evidenziato sia davvero il viso del pittore, è ancora oggetto di dibattito. Lo scatto, databile 1887, è stato ritrovato da alcuni studiosi francesi. Van Gogh potrebbe essere, secondo alcuni, il terzo uomo sulla sinistra, mentre quello all'estrema destra sembrerebbe Gauguin.
Il punto è che Vincent non amava essere fotografato e non ci sono altri scatti del pittore a quell'età che permettano un raffronto. Secondo gli esperti del Van Gogh Museum di Amsterdam l'uomo nel tondo non sarebbe l'artista, perché non gli somiglia. La foto è stata comunque battuta all'asta per 120 mila euro a Bruxelles lo scorso mese.