Arte

La vera storia di Fernanda Wittgens: la donna che salvò Brera

Ecco come Fernanda Wittgens, intellettuale antifascista, difese la Pinacoteca milanese dalle bombe alleate e dalle razzie naziste. E la ricostruì sulle macerie.

Fernanda Wittgens (1903-1957) fu una coraggiosa antifascista. Non solo salvò i capolavori della Pinacoteca di Brera, ma finì in carcere perché aiutò ebrei e oppositori del regime a rifugiarsi in Svizzera. Ecco la sua vera storia nell'articolo "L'anima di Brera" di Irene Merli, tratto dagli archivi di Focus Storia.

Monuments Men. Nell'Italia devastata della Seconda guerra mondiale, un piccolo esercito di Monuments Men senza divisa riuscì a mettere in salvo migliaia di capolavori. Erano direttori di musei, ispettori, giovani funzionari delle Belle Arti che si trovarono a fronteggiare una situazione di grande emergenza in un Paese, come disse il generale Clark, comandante delle Forze alleate in Italia, in cui era come combattere in "un maledetto museo".

In questo contesto si distinse per coraggio e determinazione Fernanda Wittgens, una storica dell'arte che a Milano, con un piccolo ma formidabile team, si diede una missione: salvare il meglio del patrimonio artistico del capoluogo lombardo.

La formazione. Nata sotto la Madonnina nel 1903, Fernanda si appassionò fin da piccola all'arte, spinta dal padre Adolfo, un professore di lettere del Liceo Parini che la domenica amava accompagnare i figli nei musei della città.

A 22 anni Fernanda era già laureata, a 25 attirò l'attenzione di Ettore Modigliani (1873- 1947), direttore della Pinacoteca di Brera e sovrintendente alle Gallerie, ai Musei medievali e moderni, agli Oggetti d'arte e ai Monumenti della Lombardia. Modigliani volle accanto a sé la brillante studiosa, attivissima e instancabile, inaugurando così un lungo sodalizio che non si interruppe neppure quando, nel 1938, Modigliani, ebreo, fu espulso dall'amministrazione statale per le leggi razziali. Fernanda prese il suo posto: nel 1940 diventò direttrice della Pinacoteca di Brera, prima donna in Italia a ricoprire l'incarico.

Un carattere combattivo. La sua fu veramente una vita per Brera, come recita il sottotitolo del libro Sono Fernanda Wittgens di Giovanna Ginex (Skira), nel quale emerge la grande personalità di questa donna emancipata, come si definiva lei stessa, che si trovò a svolgere compiti da uomo in un periodo in cui quasi nessuna donna osava farlo.

Fernanda Wittgens era una donna dal temperamento forte e determinato, ma anche una femminista ante litteram che scelse di non sposarsi. Fernanda "Possedeva una chiarezza e una lucidità di giudizio eccezionali, una grande comprensione e una grande bontà", disse di lei Giorgio Castelfranco, anche lui un Monuments Man in terra di Toscana.

Le critiche. A Milano era amata e stimata negli ambienti più colti e fattivi, perché sapevano che le sue decisioni erano giuste e che sarebbe andata sempre fino in fondo.

Nel mondo dell'arte, invece, c'era chi la criticava per il carattere militaresco e gli scatti d'ira proverbiali.

Così scriveva in una lettera del 1955 all'amica Clara Valenti: "Non escludo l'impetuosità nella discussione e l'eccesso nella lealtà. Ho una lettera-testamento di Modigliani che mi scongiurava di tener conto degli esseri mediocri e incapaci di generosità, degli esseri che vivono di risentimento. Io non so cosa siano le posizioni negative, e la mia vitalità è qualche volta, per se stessa, un'offesa per chi ama vivere pigramente, o peggio per chi non sa altra affermazione all'infuori del compromesso".

La Guerra. L'Italia entrò in guerra il 10 giugno 1940. La priorità era mettere in sicurezza il patrimonio artistico milanese e lombardo, e la piccola task force di Brera non si fece trovare impreparata: i capolavori vennero imballati, nascosti nei sotterranei della banca Cariplo e in altre località ritenute sicure.

Ma dopo il bombardamento della notte tra il 14 e il 15 febbraio 1943 fu necessario fare nuovi trasferimenti. Tra grandi difficoltà, Wittgens accompagnò le opere sui camion, rimanendo sempre a fianco dei guidatori. Quadri come lo Sposalizio della Vergine di Raffaello e altri capolavori della Pinacoteca vennero trasferiti in alcune ville della provincia di Perugia e di Orvieto.

Capolavori al sicuro. «Dopo qualche settimana», scrive Giovanna Ginex, «è ancora Wittgens a riprendere in carico le preziose casse per ricoverarle in un ultimo rifugio considerato più sicuro: il palazzo dei principi di Carpegna, una vera e propria fortezza del XVII secolo nel capoluogo del Montefeltro». Lì Pasquale Rotondi, sovrintendente delle Marche e instancabile salvatore di tesori, coordinava l'afflusso delle opere d'arte provenienti dalle varie regioni.

Ma l'emergenza non era ancora finita: tra il 7 e l'8 agosto 1943, bombe britanniche colpirono molti obiettivi "eccellenti" di Milano, distruggendo anche ventisei sale di Brera. Dopo l'armistizio, nella totale assenza di un potere centrale, toccò ancora alla Wittgens il compito di salvare dalle razzie tedesche le opere dei musei milanesi.

Tradita. All'alba del 14 luglio 1944, Fernanda fu arrestata, consegnata alle celle di San Vittore dalla soffiata di un giovane ebreo tedesco collaborazionista, a cui aveva procurato una carta d'identità falsa per fuggire in Svizzera.

Wittgens, antifascista fin dagli inizi, non si limitava infatti a salvare le opere d'arte: affiancata da amiche fidate e dal cugino collezionista d'arte Gianni Mattioli, mise in salvo perseguitati politici ed ebrei, procurando loro rifugio e assistenza.

A questo scopo, strinse contatti con la rete di solidarietà femminile della San Vincenzo e la Pro Orfani che, sotto la facciata ufficiale della beneficenza, operavano con gruppi clandestini di oltreconfine.

In prigione. Dal carcere, Fernanda scrisse a sua madre e alle sue sorelle, a cui era legatissima: "Quando crolla una civiltà e l'uomo diventa belva, chi ha il compito di difendere gli ideali della civiltà, di continuare ad affermare che gli uomini sono fratelli, anche se per questo dovrà… pagare? Sarebbe troppo bello essere intellettuali in tempi pacifici, e diventare codardi, o anche semplicemente neutri, quando c'è un pericolo".

La storica dell'arte rimase a San Vittore fino al febbraio 1945, poi fu trasferita in una clinica milanese fino alla Liberazione.

Questo articolo è tratto da Focus Storia. Perché non ti abboni?

31 gennaio 2023 Focus.it
Ora in Edicola
Scopri il mondo Focus. Ogni mese in edicola potrai scegliere la rivista che più di appassiona. Focus il magazine di divulgazione scientifica più letto in Italia, Focus Storia per conoscere la storia in modo nuovo ed avvincente e Focus Domande & Risposte per chi ama l'intrattenimento curioso e intelligente.

Immergiti nella storia affascinante della Grande Mela! In questo numero di Focus Storia facciamo un viaggio nel tempo alla scoperta di New York, dalla sua fondazione ai ruggenti anni Venti.

Scopri come un toscano scoprì Manhattan, come i tycoon costruirono imperi economici e come la città si trasformò in una megalopoli verticale. Segui le orme delle potenti first lady, esplora i quartieri malfamati e i teatri di Broadway, e rivivi le emozioni degli stadi e dei palazzetti che hanno fatto la storia dello sport.

ABBONATI A 29,90€

In questo numero di Focus, esploriamo un affascinante mix di scienza, natura e vita quotidiana.

Dedichiamo un ampio speciale al mondo degli animali domestici. Scopriremo come costruire un rapporto solido con i nostri amici a quattro zampe, come prendersene cura al meglio e come interpretare i loro comportamenti. Un dossier ricco di consigli pratici e curiosità per tutti i proprietari di cani e gatti.

Con l'articolo "Così vivremo sotto il mare" ci immergiamo nelle profondità marine per studiare gli habitat degli abissi, mentre l'articolo "La scuola degli astronauti" ci racconta come ci si prepara per esplorare le profondità del cosmo, per svelare i misteri dell'universo.

ABBONATI A 31,90€
Follow us