Era il 13 luglio 1793 quando Jean Paul Marat, uno dei protagonisti della Rivoluzione Francese, presidente del Club dei Giacobini, venne pugnalato a morte a Parigi. La sua assassina, Charlotte Corday, quattro giorni dopo l'omicidio fu processata e condannata alla ghigliottina. Per rendere onore a uno dei più importanti capi della rivoluzione, nonché suo amico, Jacques-Louis David, pittore francese neoclassico, realizzò un'opera carica di significato e di crudezza realistica.
Pochi elementi essenziali che trasmettono un alto senso drammatico: la vasca con il corpo, il lenzuolo, il panno verde che ricopre un'asse adattata a scrittoio, il tavolino tinteggiato alla meglio e tenuto insieme con chiodi, il calamaio, una penna d'oca; in basso, a sinistra, l'arma omicida, un coltello insanguinato. Il volto dell'assassina non è contemplato. Di lei resta solo quel coltello, lasciato cadere a terra, e la sua azione malvagia e vile si stempera nell'abbandono del corpo e nell'isolamento del luogo non riconoscibile, indistinto e senza tempo.
Un repubblicano incorruttibile, ucciso a tradimento per le sue virtù, le stesse alle quali l'assassina aveva fatto appello per essere ricevuta. Nel biglietto, infatti, si legge, in francese: "13 luglio 1793. Marie Anne Charlotte Corday al cittadino Marat. Basta che io sia tanto infelice per aver diritto alla vostra benevolenza".
Marat giace riverso nella vasca da bagno in cui era costretto a passare gran parte della giornata per curare con l'acqua calda una grave affezione cutanea, contratta negli ambienti malsani dove era solito nascondersi poiché perseguitato dai nemici della Rivoluzione. Nella mano destra tiene ancora la penna mentre nella sinistra la supplica, mediante la quale, con l'inganno, l'assassina si è presentata.
Il foglio è parzialmente macchiato di sangue, il sangue del martire, che intride anche il lenzuolo dentro la vasca. David non presenta quindi l'azione omicida, ma le sue conseguenze. Il tavolino di legno che risalta in primo piano, su cui sono appoggiati i vari fogli, presenta una dedica da parte dell'artista al suo amico; c'è scritto: À MARAT, DAVID / L'AN DEUX (A Marat da David, l'anno secondo: la data indica il secondo anno del calendario dei rivoluzionari, entrato in vigore nel 1791).
Al di là dell'istantanea di una scena del crimine, ciò che rende particolare l'opera è che l'immagine del defunto appare come se si trattasse di una Pietà o di una Deposizione di Cristo: la ferita sul costato gronda ancora di sangue, la testa è riversa sulla spalla destra, il braccio è abbandonato lungo la sponda della vasca, il lenzuolo macchiato di rosso come fosse un sudario.
Il parallelo con la morte di Cristo è il modo che David trova per elevare Marat al di sopra degli altri uomini, per esaltarne le virtù e proporlo come esempio da imitare. Marat, infatti, grazie a David, è diventato l'icona dell'eroe rivoluzionario moderno che viene colto, in questo caso, nel suo ultimo respiro.
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Per approfondire:
Leveque J. J., La vie et l'oeuvre de Jacques Louis David, ACR Edition, 1989;
Migliori C., Jacques Louis David. Autoritratto di una rivoluzione, Ed. Progetto Cultura, 2017;
Mazzocca F., David e Caravaggio. La crudeltà della natura, il profumo dell'ideale, Skira 2020.