Nel 1978, "ballare" voleva dire dimenarsi sulle note di I will survive di Gloria Gaynor: oggi si balla con Ariana Grande e con One Kiss di Calvin Harris. Uno studio pubblicato su Royal Society Open Science mostra come si possa usare la matematica per spiegare questa metamorfosi.
Secondo gli autori, oggi scalano le classifiche le canzoni ballabili, ma tendenzialmente deprimenti. Il rock ha subito una battuta d’arresto, mentre il pop e la musica dance vivono un momento di gloria.
L’obiettivo dei ricercatori - coordinati da Natalia Komarova (Università della California) - era identificare gli elementi che caratterizzano l’evoluzione musicale. Hanno analizzato 500.000 brani pubblicati nel Regno Unito tra il 1985 e il 2015, classificandoli in base a una dozzina di parametri, tra i quali l’umore (emozione trasmessa) e la ballabilità.
La tendenza emersa è resa bene da un esempio riportato dagli stessi autori nel loro articolo: nel 1985 si ballava con Glory Days di Bruce Springsteen o con Freedom dei Wham! Nel 2014 - un anno prima che fosse chiusa la ricerca - in cima alle hit c’erano Sam Smith con Stay with Me e Passenger con Whispers. Non proprio due testi energizzanti.
Balliamoci sopra. Secondo gli autori dello studio a scalare le classifiche oggi sono infatti melodie più introspettive, purché ballabili. Non solo: i ricercatori hanno visto anche che a guidare il genere musicale pop e dance (in questi anni molto popolare) sono soprattutto le donne. Forse proprio a causa del declino del rock, considerato a torto o a ragione più maschile.
Una dato, infine, emerge dalla ricerca: con il modello matematico utilizzato per l'analisi musicale, c’è una probabilità del 75% di prevedere le caratteristiche che garantiscono il successo di una canzone. Il che, dicono, è una buona notizia: significa che oggi - a prescindere dalle campagne marketing - i musicisti facendo una buona musica, che va incontro ai gusti del loro pubblico, possono ancora sperare di scalare le classifiche.