Benvenuto Cellini nacque nel novembre del 1500, a Firenze. Scultore, orafo e argentiere italiano, è considerato uno dei più importanti artisti del Manierismo, quello stile stravagante e raffinato che segnò la fine del Rinascimento. Di natura irrequieta e violenta, ebbe una vita avventurosa, segnata da contrasti, passioni e delitti, per i quali fu spesso costretto all'esilio o alla fuga.
Cosimo I De' Medici, Duca di Firenze e poi Granduca di Toscana, tra il 1537 e il 1574 (anno della morte), richiamò alla sua corte un gran numero di artisti e letterati, tra i quali lo stesso Cellini, elevandolo al rango di scultore di corte. Ed è proprio in quell'occasione che Cellini progettò, tra le tante, un'opera ammirabile ancora oggi nella Loggia dei Lanzi, in Piazza della Signoria: il Perseo con la testa di Medusa, progetto iniziato nel 1545 e terminato ben nove anni dopo, nel 1554.
Bronzo a colata unica. Nel lavoro di Cellini, Perseo ha le fattezze di Cencio, un giovane garzone della bottega dell'artista. Perseo, figlio di Zeus e di Danae, principessa di Argo, è l'eroe che sconfigge Medusa, una delle Gorgoni: Medusa è una creatura mostruosa, con serpenti al posto dei capelli, capace di trasformare in pietra chiunque incrociasse il suo sguardo. Nel bronzo di Cellini, la testa di Medusa, grondante di sangue, è tenuta alta da Perseo, mentre il corpo, dal cui collo esce sangue a fiotti, gli sta ai piedi. La mano destra del giovane impugna la spada con la quale ha tagliato la testa della Gorgone.
La statua però si rivelò di difficile esecuzione per Cellini, anche perché aveva deciso di realizzare il corpo in una sola gettata, anziché saldare le varie membra fuse separatamente, com'era consuetudine a quel tempo.
Le pentole di Cellini. Nella sua biografia Benvenuto Cellini racconta le peripezie che dovette affrontare. Mentre preparava la gettata per il bronzo (rame e stagno) nella fornace, il materiale fuso iniziò a mostrarsi poco fluido e ad addensarsi, per cui era necessario trovare un rimedio rapidamente. La soluzione - pronta e geniale - fu quella di buttare nella gettata le stoviglie e le pentole di stagno di casa sua (alcune recuperate anche dalla cucina di Palazzo Vecchio), così da recuperare il mix per la fusione. Come se non bastasse, quella sera, il fuoco della fornace si abbassò in seguito a un temporale, mentre Cellini stesso era in preda alle febbri causate dal calore e dalle esalazione dei metalli.
Ma il risultato, proprio grazie alle stoviglie e alle pentole impiegate, fu che il metallo tornò fluido al punto giusto e la gettata riuscì perfettamente, addirittura oltre le aspettative dello stesso Cellini. Solo alcune parti vennero rifatte - il piede destro e parte dello stinco di Perseo - mentre tutto il resto venne solo definito nelle fasi di pulizia.
Autoritratto d'autore. La quantità di stagno aggiunta nella fusione con le stoviglie venne stimata con precisione solo attorno agli anni Cinquanta del Novecento, quando la statua, che per via della guerra era stata nascosta, tornò al suo posto. Il restauratore effettuò le analisi del metallo e così si scoprì che la percentuale di stagno presente nella statua corrispondeva a un centinaio di stoviglie dell'epoca, per le quali, si racconta, Cellini chiese anche un rimborso al Granduca Cosimo I.
Infine, per chiudere con le curiosità, l'artista realizzò il proprio autoritratto nella parte posteriore del Perseo, tra l'elmo e i capelli dell'eroe, e firmò l'opera sulla cinghia a tracolla che doveva servire a reggere la spada.
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Per approfondire:
Camesasca E., Benvenuto Cellini. Vita, Rizzoli, 1985;
Bull G. (a cura di), Autobiography. Benvenuto Cellini, Penguin Classics, 1999;
Frau D., Benvenuto Cellini. Artista, uomo d'arme, occultista, Mursia, 2022