Antonio Canova si spense a Venezia la mattina del 13 ottobre 1822. In vita seppe trarre dal marmo i sentimenti più svariati e nobili dell'animo umano, infondendo alle sue opere sublime bellezza senza tempo. Il trapano che adoperava, tenuto appoggiato al petto per plasmare i suoi capolavori, gli causò un'occlusione dello stomaco, un avvallamento e una deformazione del torace che, insieme ad altri disturbi, lo portarono alla morte.
Durante l'autopsia gli venne prelevato il cuore, riposto in un vaso di porfido rosso che rimase in custodia temporanea all'Accademia di Belle Arti di Venezia. A quella data, non era infatti ancora stata completata la sua tomba, motivo per il quale si generò una contesa tra la città natale, Possagno (Treviso), e Venezia, sua adottiva patria spirituale e artistica. Il corpo del celebre artista subì allora quella che, un tempo, era la sorte delle reliquie riservata ai santi: fu smembrato e diviso in più parti.
Il cuore, sede di tante operose virtù, rimase alla Serenissima: oggi riposa nella Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari, in un maestoso monumento funebre piramidale, decorato da figure emblematiche, e progettato dallo stesso Canova - ma poi posto in essere dai suoi allievi - che sarebbe dovuto essere quello per il celebre Tiziano. Fu per iniziativa del conte Leopoldo Cicognara che lo stesso modello venne usato poi per questo monumento, che si iniziò ad erigere nei primi giorni del maggio 1827.
La mano destra, simbolo di perizia tecnica e artistica, inizialmente, fu posta all'ingresso della sede dell'Accademia di Belle Arti di Venezia, all'interno di un contenitore in porfido rosso. La mano, però, con il passare del tempo divenne un oggetto bizzarro e angosciante tanto che, per un periodo, restò chiusa in un armadio. Dopo varie vicissitudini, oggi si trova conservata a Possagno, in una teca, immersa in un particolare liquido, accanto alla tomba dove riposa il resto del corpo. Quest'ultimo, infatti, dopo una prima sepoltura nella sacrestia della vecchia parrocchiale di Possagno, venne successivamente traslato in una cappella all'interno del Tempio Canoviano.
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Per approfondire
· Dadati G., L'ultima notte di Antonio Canova, Baldini Castoldi, Brezzo di Bedero, 2018;
· Apolloni M.F., "Canova", in Art e Dossier, Giunti Editore, Milano, 1992;
· Cicognara L., Orazione in morte del March. Antonio Canova, Tipografia dell'I.R. Acc., Venezia, 1822.
L'autrice - Giovanna Benedetta Puggioni, giornalista e storica dell'arte, ha all'attivo pubblicazioni di carattere divulgativo e storico-artistico e ha svolto incarichi di collaborazione per attività inerenti il patrimonio artistico e culturale della città di Cagliari.