Negli anni Trenta, erano dette veline le “note di servizio” che il governo fascista inviava quotidianamente ai giornali. Riportavano in maniera dettagliata le indicazioni su come trattare una notizia, se comunicarla (contenuti, titoli), con che evidenza e con quale “taglio” presentarla ai lettori. Venivano dattiloscritte in più copie, come pro memoria per i redattori. Per farlo, veniva usata la carta velina. Un paio di esempi di veline: “11/7/35: Si fa assoluto divieto di pubblicare fotografie di carattere sentimentale e commovente di soldati in partenza, che salutano i loro cari”. Oppure: “3/11/38: La notizia dello scoprimento di una statua del Duce a Tripoli va data nella cronaca, senza alcun sottotitolo”.
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Belle e silenziose
Il termine è rimasto, in gergo giornalistico, a indicare comunicazioni ufficiose, con cui governo, enti pubblici o partiti “suggeriscono” ai mezzi di comunicazione come dare una notizia. Dal 1988 con Striscia la notizia, le “veline” sono diventate le soubrette che ballano durante gli stacchetti di fronte al pubblico e ai conduttori. Il vocabolo è entrato anche nella lingua comune (e nei dizionari) a indicare una ragazza che appare in tv con un ruolo... decorativo.
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