Chi è l'uomo che ha trasformato un mucchio di caramelle in un'opera d'arte? Si tratta dell'artista di origini cubane Felix Gonzalez-Torres (1957-1996) che visse e lavorò a New York tra il 1979 e il 1995. I suoi lavori sono stati esposti nei musei più importanti del mondo e rappresentano, ancora oggi, un nucleo fondamentale per l'arte contemporanea.
ISPIRATO. Le tematiche da lui affrontate erano nuove e ancora difficili da comprendere per l'America degli anni Novanta: l'omosessualità, l'Aids e la solitudine degli emarginati. Ma nuovo era anche il suo linguaggio per comunicarle: un linguaggio semplice ma coraggioso, con il quale metteva in scena i suoi reali sentimenti e le sue vicende autobiografiche, soffermandosi sull'amore e sul dolore.
La principale fonte di ispirazione è stato il suo compagno, Ross Laycock, morto di Aids nel 1991. Per affrontare la sofferenza della perdita e per raccontare al mondo il suo amore, utilizzò oggetti e immagini comuni, quali carta, caramelle o fili di lampadine, a testimonianza che se qualcuno avesse davvero qualcosa di grande da raccontare, utilizzerebbe poche e semplici cose per esprimerlo.
Consumate, come da una malattia. L'installazione più famosa è un cumulo di caramelle colorate, ammucchiate in un angolo del Metropolitan Museum of Art di New York, che tutti potevano prendere liberamente per mangiarle o portarle a casa: un'opera d'arte effimera, votata alla scomparsa, come colui a cui era dedicata. All'inizio della giornata il cumulo pesava circa 80 kg, come Ross, e nel corso della giornata perdeva peso, sempre come Ross medesimo, a causa della terribile malattia.
Allo stesso modo del mucchio di caramelle, sottratte una a una, Ross era stato consumato dall'Aids, giorno dopo giorno. A fine giornata, tuttavia, il mucchio veniva reintegrato, fino a tornare a pesare 80 chili. Ma il mucchio di caramelle non era solo la rappresentazione di Ross, ma di tutti i corpi malati, afflitti da una patologia ignorata in quegli anni.
TRAGICO DESTINO. Felix Gonzalez-Torres arrivò così a parlare di una tematica sentita ormai universalmente, ma che veniva celata e sottovalutata dai governi. Tutto ciò acquistava valore grazie proprio all'intervento del pubblico, coinvolto direttamente.
Senza la sua interazione, l'opera d'arte sarebbe stata un semplice esercizio di stile. Ogni visitatore entrava in empatia e creava un rapporto intimo e personale con l'artista, con la sua storia e con la malattia. Quella malattia che qualche anno dopo, nel 1996, avrebbe portato via anche lo stesso Felix.
Per approfondire
Foster H., Krauss R., Bois Y., Arte dal 1900 (Zanichelli).