Palazzo Spada, originariamente costruito nel 1540 per volere del cardinale Girolamo Capodiferro, fu successivamente acquistato dal cardinale Bernardino Spada, nel 1632, il quale incaricò Francesco Borromini di modificarlo secondo il nuovo gusto dell'epoca.
Con il matematico. Francesco Borromini (1599-1667), architetto e scultore del Barocco romano, non fu infatti solo un ideatore di chiese dalle forme innovative, ma fu capace di creare spazi davvero sorprendenti. Tra i vari lavori che compì nel Palazzo, intervenne su un passaggio posto tra due cortili, realizzando quello che è diventato il gioiello della residenza, ovvero la celebre galleria prospettica. Realizzata in un solo anno, tra il 1652 e il 1653, con l'aiuto del matematico agostiniano Padre Giovanni Maria da Bitonto, è una pura illusione ottica, testimonianza del raffinato e colto interesse del committente.
Ma come fu realizzata? Borromini progettò una galleria fiancheggiata da colonne e coperta da una volta a botte, la cui lunghezza reale è poco più lunga di otto metri ma che, osservandola dall'ingresso, appare profonda più di trenta metri. Il pavimento è realizzato in salita, le pareti e i piani del colonnato - invece di procedere parallelamente - confluiscono in un unico punto di fuga ed il soffitto è in discesa: si tratta della cosiddetta "prospettiva accelerata".
L'altezza della statua. La convergenza, infatti, riproduce in uno spazio molto minore quello che invece sarebbe dovuto essere un corridoio quattro volte più lungo. Oltretutto, in origine, il muro di fondo era dipinto con una finta vegetazione in trompe l'oeil, ma nel 1861 venne sostituita da una statuetta di guerriero romano - oggi riprodotta in calco - che diviene visivamente il punto di fuga dell'intera opera. Arrivando in fondo si scopre che, tale statua, la quale dall'ingresso appare come una figura a grandezza naturale, è alta in realtà solo sessanta centimetri.
Questa illusione ottica non venne però progettata come semplice gioco per sbalordire gli ospiti del cardinale, ma l'illusione era da leggersi anche in chiave simbolica, come metafora di un mondo terreno fallace, fatto di valori che sono grandi in apparenza ma piccoli su questa terra.


La quadreria. Oggi il Palazzo ospita al suo interno la quadreria familiare (sopra), mirabile esempio di collezionismo del Seicento e del Settecento. La disposizione delle tele segue ancora il gusto antico: sono appese una accanto all'altra, in modo fitto e continuativo, fino a rivestire interamente le pareti, in base alla dimensione. L'idea fu quella di circondarsi di capolavori dei maggiori artisti contemporanei e del più recente passato, ostentando un raffinato amore per l'arte.
Per approfondire:
- Urciuoli S., Palazzo Spada, De Luca Editori, 2017
- Portoghesi P., Francesco Borromini. La vita e le opere, Skira, 2019
- Capriotti A., Roca De Amicis A., La prospettiva di Palazzo Spada, Artemide, 2022