Da tempo Mao Zedong (1893-1976) è una vera icona per gli appassionati d'arte. I suoi ritratti multicolor realizzati in serie da Andy Warhol sono, insieme a Marilyn Monroe e la zuppa Campbell, le opere più famose del genio della pop art. Basti pensare che uno dei suoi ritratti di Mao è stato battuto all'asta da Sotheby's, nel 2017, per 12,7 milioni di dollari.
Ma per la sua serigrafia, Warhol era partito dalle foto della propaganda maoista: i manifesti con il volto sorridente o imperscrutabile del presidente Mao che tappezzavano la Cina comunista fra gli anni Cinquanta e Settanta.


Iconografia maoista. La Hafnia Foundation ha messo insieme una poderosa collezione di questi manifesti, esempi del culto della personalità di cui era oggetto Mao Zedong. E una selezione di quella che è la seconda raccolta al mondo sul tema è esposta fino al primo novembre a Saluzzo, in provincia di Cuneo, nella mostra Cina. Rivoluzione – Evoluzione, Manifesti della propaganda (1949 – 1983), all'interno della fortezza La Castiglia, dove ha sede Start-l'Istituto Garuzzo per le Arti Visive.
Donne, bambini, contadini, operai; ma anche l'agricoltura, le città, la scienza, la tecnologia. Sono queste le tematiche raffigurate nei manifesti e dipinti originali utilizzati come modello per fogli stampati tra il 1949 e il 1983.

La propaganda della Repubblica Popolare Cinese che quindi si alimentava anche attraverso questi manifesti, doveva narrare le gesta dei suoi figli operosi e felici sottolineate da slogan a caratteri cubitali. Era l'idealizzazione dell'utopia socialista attraverso colori squillanti e messaggi positivi.
I ritratti del Presidente. Soprattutto, le città erano tappezzate dai manifesti di Mao Zedong, il protagonista della guerra civile che nel 1949 aveva portato al potere il Partito Comunista e che da allora assunse la presidenza del Paese per un decennio. Dalla seconda metà degli anni Sessanta Mao fu il motore della Rivoluzione Culturale che cambiò il volto della Cina rurale per farne una superpotenza mondiale.
L'arte della Nuova Cina. In quegli anni, Mao Zedong annunciava che l'arte doveva essere "asservita alla causa della rivoluzione" e "avere come pubblico gli operai, i contadini, i soldati e i quadri rivoluzionari" (dai Discorsi alla conferenza di Yan'an sulla letteratura e l'arte, maggio 1942).
Oggi, quei manifesti d'epoca che lo ritraggono sullo sfondo di trattori e bandiere rosse, fanno tendenza nel mondo dell'interior design e vengono perfino usati per arredare i salotti delle case borghesi.