Per i cultori degli effetti speciali, per gli amanti della fantascienza e per gli appassionati di kaijū eiga ("film di mostri giganti"), Eiji Tsuburaya è un mito. Per tutti gli altri è un quasi sconosciuto. Almeno fino a oggi, quando Google ha deciso di celebrarne il 114 compeanno in tutto il mondo con un Doodle-gioco molto divertente e interattivo.
Eiji Tsuburaya è stato un produttore, direttore della fotografia e soprattutto un creatore di effetti speciali in un periodo, gli anni '50 del secolo scorso, in cui la tecnologia degli effetti speciali praticamente non esisteva e occorreva fare tutto a mano, con grande ingegno e fantasia.
Nato il 7 luglio 1901, dopo aver compiuto il servizio militare iniziò la sua professione come cameramen nel 1927. Dopo 10 anni debutta come creatore di effetti speciali. È il 1937, il film si intitola Mitsucho la figlia del samurai.
Da quel momento Eiji Tsuburaya lavorerà a 93 pellicole come responsabile degli effetti speciali. I suoi lavori hanno fatto scuola, hanno apportato numerose innovazioni e di fatto inaugurarono nuovi standard per l'effettistica del cinema giapponese.
L'alba dei mostri. Grazie al sodalizio con il regista Ishirō Honda, Tsuburaya contribui a creare il prolifico filone dei film kaijū eiga ("film di mostri giganti"), pellicole che hanno per protagonisti sia "mostri umanoidi", sia "mostri giganti".
Gojira (Godzilla in Occidente) di Ishiro Honda è il capostipite di questo genere e al film lavora proprio Tsuburaya in qualità di responsabile degli effetti speciali.
Effetti speciali che a prima vista sono molto grezzi: le cineprese inquadravano una tuta di gomma imbottita indossata da un mimo e la testa era mossa da un meccanismo telecomandato, secondo le sue istruzioni. Ma Godzilla uscì in Giappone il 3 novembre 1954 e rappresentò un punto di svolta nella cinematografia di fantascienza e nella creazione degli effetti speciali.
Il film costò 60 milioni di yen, una cifra sbalorditiva per il tempo che però fu ricompensata da un successo clamoroso, anche all'estero e nel tempo. Sebbene gli effetti speciali possano sembrare datati o infantili, ancora oggi fanno impressione.
Godzilla in miniatura. Godzilla nella maggior parte delle sequenze era interpretato da un mimo che indossava una pesante tuta di gomma imbottita. Si trattava di una tecnica nuova, diversa dalla stop-motion utilizzata da Willis O'Brien per creare King Kong nel 1933, che fece scuola: è utilizzata ancora oggi (senza tute, ma con l'aggiunta di motion capture e molta CGI, basti penare a come è stato realizzato Gollum per i film della serie Il Signore degli Anelli).
Per i campi lunghi invece venivano utilizzati due Godzilla in miniatura, mossi come burattini o con la tecnica della stop-motion.
I palazzi che il mostro distruggeva erano modellini in scala 1/25.
Tutte le scene in cui appare il mostro furono filmate sotto una luce molto potente e a una velocità di ripresa maggiore di quella convenzionale. L'escamotage permise, una volta che la pellicola venne proiettata alla velocità corretta, di rendere in modo più drammatico e realistico i movimenti di Godzilla e i crolli e le devastazioni provocate dal mostro. L'alito radioattivo infine era un semplice disegno animato fatto direttamente sulla pellicola.
Il trailer di Godzilla (edizione restaurata)
Il team di lavoro di Tsuburaya era composto in media da circa 60 artigiani, tecnici e cameramen.
Nel 1963 Tsuburaya fondò il proprio laboratorio di effetti speciali e la casa di produzione Tsuburaya Productions, famosa per aver realizzato la serie tv Urutoraman, conosciuta in tutto il mondo come Ultraman.
Tsuburaya è morto nel 1970 all'età di settanta anni per un infarto.
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