Il plagio è un fenomeno psicologico per il quale una persona viene ridotta in stato di completa dipendenza da un’altra, che esercita un arbitrio totale su tutti gli aspetti della vita del plagiato. Avviene tra persone con caratteristiche psicologiche ben definite: chi plagia ha di solito forte personalità, una tendenza spiccata al comando e la capacità di attirare nella propria sfera di influenza più persone: una figura che potrebbe essere paragonata a quella del dittatore politico. Al contrario, il plagiato è un individuo con disturbi della personalità, talvolta privo di una figura di riferimento maschile, con bassa capacità discriminativa, incapace di decisioni autonome e con un forte bisogno di delegare ad altri l’andamento della propria vita.
Punto di riferimento. In queste condizioni, chi plagia diventa una figura indispensabile, che assoggetta e governa totalmente la vita dell’altro. Il livello sociale e culturale del plagiato non è necessariamente basso, anzi talvolta il far parte di una cerchia di persone che fanno riferimento a un capo carismatico, oltre a creare la sicurezza data dall’identità con un gruppo, può essere segno di distinzione sociale.
Fino ai primi anni Ottanta in Italia il plagio era reato. Infatti, negli anni Sessanta ebbe luogo un clamoroso processo che vide un professore, Aldo Braibanti, imputato di plagio verso un ragazzo.