Da sempre considerata un'opera prodotta durante il soggiorno siciliano, sulla base di quanto riportato dai biografi di Michelangelo Merisi (1571-1610), conosciuto al secolo come Caravaggio, lo straordinario dipinto della Natività con i Santi Lorenzo e Francesco, è molto probabilmente riferibile alla produzione del periodo romano di Caravaggio, all'inizio del Seicento.
Eccessi e impeto. Le opere di Caravaggio, artista ribelle e rivoluzionario, ma profondamente umano e geniale, rispecchiano la sua indole ed il suo temperamento impetuoso, ponendosi come il riflesso di una breve e turbolenta vita, fatta di eccessi e sregolatezze ma che hanno fatto di lui un genio dell'arte italiana.
Questa tela, con un notturno toccante e coinvolgente, racconta la nascita di Cristo. Maria (vedi dettaglio sopra) molto giovane e stanca per la fatica del parto, osserva il piccolo Gesù. Egli, steso per terra, è adagiato su un umile panno (vedi sotto), sopra un mucchietto di paglia. Un singolare Giuseppe, giovanile nella muscolatura, è voltato di spalle per guardare San Francesco ed un altro uomo con cappello. A sinistra, San Lorenzo, con abiti liturgici, è chinato in adorazione.
L'angelo. Dall'alto scende un angelo (vedi dettaglio sotto) che, fluttuando nello spazio buio della stalla, indica il cielo per unirlo idealmente con quel Bambino appena venuto al mondo. La luce esalta l'evento e lascia nell'ombra, al centro, la testa di un docile bue.
Un mistero. Come e perché questo capolavoro di straordinario lirismo pittorico sia stato strappato all'altare di un piccolo oratorio palermitano, in una notte d'ottobre del 1969, è ancora oggi un mistero, una tra le peggiori storie che l'arte italiana abbia mai dovuto narrare. La mattina seguente al furto furono le custodi dell'Oratorio a trovare un enorme buco dentro una cornice vuota. Il dipinto era stato reciso con una lama ed alcuni frammenti di tela pendevano qua e là dalla cornice. Da quel momento non se ne ebbe più traccia. Sparito nel nulla, comparve nelle varie e discordanti testimonianze che i pentiti di mafia rilasciarono in seguito.
Uno di loro affermò che, dopo diversi tentativi di vendita andati a vuoto, la tela sarebbe stata seppellita nelle campagne di Palermo, insieme a eroina e dollari americani. Ma durante una verifica nel luogo indicato dal pentito la cassa con la tela non fu trovata. Un secondo "testimone" successivamente disse che la tela era ancora integra e che era stata usata durante una trattativa con lo Stato Italiano per ottenere in cambio una riduzione delle pene per i condannati per reati di mafia.
Un'altra dichiarazione sostenne persino che venne utilizzata come scendiletto dal boss Totò Riina.
Le altre piste. Secondo altre informazioni venute alla luce nel 2009, l'opera sarebbe nascosta in una stalla e qui fu rosicchiata da topi e maiali: i resti sarebbero stati poi bruciati. Tra le ultime dichiarazioni si parlò anche di un trasferimento del dipinto in Svizzera affinché potesse essere venduto a un antiquario ed essere successivamente suddivisa in quattro pezzi per altrettanti collezionisti privi di scrupoli. A causa delle tante dichiarazioni discordanti, le indagini non sono mai arrivate a nulla. Il danno maggiore è stato quello di sottrarre alla collettività un "pezzo" importante della sua storia e di privare il dipinto della adeguata attenzione che avrebbe meritato.
Per approfondire:
Moir A., Caravaggio, Garzanti, 1982;
Papa R., Caravaggio pittore di Maria, Ancora, 2005;
Zuccari A., Caravaggio controluce. Ideali e capolavori, Skira, 2011;
Mendola G., Il Caravaggio di Palermo e l'Oratorio di San Lorenzo, Kalós, 2012;
Cuppone M., Caravaggio. La Natività di Palermo, Campisano Editore, 2021.