I 70 capolavori di Goya in mostra alla Fondazione Beyeler
Per i 275 anni dalla nascita di Francisco de Goya, la Fondazione Beyeler dedica al pittore aragonese un'eccezionale esposizione mai tenuta fuori dalla Spagna.
La maya vestida (1800-1808). Su chi sia stata la modella non vi è certezza: il suo anonimato è mantenuto in tutti gli inventari che elencano l’opera. Ma la leggenda vuole che a posare fosse stata la Duchessa d’Alba, mentre la storiografia più recente parla invece di Pepita Tudò, che era l’amante del primo ministro Manuel Godoy (1767-1851). In ogni caso la giovane ritratta indossa accessori che all’epoca erano portati da donne aristocratiche, anche se il titolo del dipinto la qualifica come "maja", e cioè una popolana elegante. Il che rende la protagonista sempre più ambigua.
Museo Nacional del Prado, Madrid.
Dal 10 ottobre al 23 gennaio 2022, in occasione del 275esimo anniversario della nascita di Francisco de Goya, la Fondazione Beyeler dedica al grande genio aragonese la più importante mostra mai tenuta fuori dalla Spagna, in collaborazione con il Museo Nacional del Prado, Madrid. Nelle sale della Fondazione alle porte di Basilea saranno esposti 70 dipinti e più di 100 tra disegni e incisioni. Non solo: parecchie opere che provengono da collezioni private spagnole, raramente viste prima, saranno accostate a celebri capolavori che arrivano invece da musei europei e americani. "Goya" assembla insomma l'intero spettro tipologico dell'artista che lavorò instancabilmente per 60 anni e affrontò ritratti, scene di genere, soggetti storici, nature morte, santi e diavoli, re e criminali, i vizi umani, i disastri delle guerre napoleoniche, fino alla lattaia di Bordeaux, la città dove morì.
Francisco de Goya, l'innovatore. Goya dipinse, disegnò, incise: in tutto fu assolutamente innovatore, libero, indipendente, nonostante la brillante carriera come pittore della corte di Spagna. Persino la scelta di ritrarre gioiose scene di vita quotidiana, invece che soggetti mitologici, era "nuova". Il genio aragonese fu anche l'astuto osservatore del dramma della ragione e dell'irrazionalità, dei sogni e degli incubi, come ben si vedrà nella mostra, dove i visitatori potranno ammirare una selezione dei fogli del ciclo Los Caprichos, tra cui la famosa acquaforte El sueño de la razón produce monstruos (Il sonno della ragione genera mostri), e un cospicuo gruppo di fogli tratto dai Desastres de la guerra, attuali ancora oggi.
Vuelo de brujas, 1798. Tre personaggi in gonna, a torso nudo e con cappucci a forma di mitra decorati con serpentelli, tengono sollevato in aria un uomo nudo, esanime, abbandonato nelle loro braccia, e soffiano sul suo corpo. Nella parte inferiore del dipinto, due contadini hanno appena raggiunto la cima della montagna e si proteggono come possono dal malocchio. Uno, caduto a terra, copre le orecchie per non sentire il rumore agghiacciante degli esseri volanti. L'altro cammina con il capo coperto da un lenzuolo bianco per non vedere nulla delle stregonerie che gli volano sopra. Goya crea qui una scena di notte che sembra l'illustrazione di un racconto dell'orrore. La sua immaginazione plana ma attenzione, l'asino rimasto indietro per il grande pittore simboleggia l'ignoranza che devastava la sua Spagna.
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