Arte

Battaglia di Anghiari, ecco le prove dell'esistenza dell'affresco di Leonardo

La Battaglia di Anghiari di Leonardo da Vinci è nel salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio a Firenze. Ed è nascosta dall'affresco di Vasari "La battaglia di Marciano". La prova è nel nero, il più importante dei frammenti rinvenuti dal lavoro della equipe guidata da Maurizio Seracini. Il frammento, recuperato dietro il dipinto vasariano con l'utilizzo di una sonda endoscopica, è stato analizzato con un microscopio elettronico a scansione: ed è risultato praticamente identico al pigmento usato nelle vele marroni della Gioconda al Louvre e del San Giovanni Battista.

[A partire dalle ore 12.30 , a fine pagina, la diretta twitter con l'annuncio della scoperta]

La squadra è pronta. Camici bianchi, occhiali, luci speciali, endoscopi medici. I curiosi tenuti lontani, un cordone protettivo circonda la scena. Non è Csi e non c’è stato un delitto. Eppure, gli scienziati sono all’opera per trovare una vittima. Che ha 500 anni. Siamo nel Salone dei Cinquecento, a Firenze.

La ricerca della Battaglia
Oggi è stato svelato qui il risultato di una ricerca trentennale: quella che Maurizio Seracini, ingegnere e diagnostico dell’arte, docente all’università di San Diego, conduce su impulso di Carlo Pedretti, uno dei massimi esperti al mondo di Leonardo da Vinci. Seracini sta cercando la Battaglia di Anghiari, l’affresco, anzi, l’encausto realizzato da Leonardo da Vinci e svanito, colato lungo il muro in una sola notte. Lo stesso affresco che, stando agli indizi, alle indagini storiche e alle ultime, clamorose scoperte rivelate oggi, è stato nascosto da una parete poi affrescata da Giorgio Vasari. Ammiratore di Leonardo, Vasari ha lasciato una scritta (“Cerca Trova”) in un punto della sua Battaglia di Marciano, l’opera appunto che celerebbe quel che rimane del lavoro leonardesco.

Leonardo c'è. E lo dice la Gioconda!
La prova che dietro al Vasari c'è Leonardo è nel nero, il più importante dei frammenti rinvenuti dal lavoro della equipe guidata di Seracini. Il frammento, recuperato dietro il dipinto vasariano con l'utilizzo di una sonda endoscopica, è stato analizzato con un microscopio elettronico a scansione: ed è risultato praticamente identico al pigmento usato nelle vele marroni della Gioconda al Louvre e del San Giovanni Battista..

Dietro al Vasari
Con una scannerizzazione al alta risoluzione (che vi spieghiamo nel video a fine pagina), i tecnici guidati da Seracini hanno potuto andare “dietro” al lavoro di Vasari: e individuare i punti già deteriorati dell’affresco che permettessero loro di passare al di là della parete, senza intaccare il dipinto vasariano, e osservare il muro.

Trovata l'intercapedine
È stata così trovata una intercapedine di circa 1,5 cm, che sta tra il muro originario e quello “nuovo” (in mattoni, con uno spessore di circa 10 cm), sul quale è dipinta la battaglia di Marciano. Attraverso l’uso di speciali sonde edoscopiche, sono stati trovati frammenti di cocciopesto, un pigmento di manganese e un cristallo di lacca. Tutti materiali compatibili con le tecniche e i prodotti usati da Leonardo per preparare basi e colori. Ancora indizi, ma molto incoraggianti.

La tecnologia che ha reso possibile la scoperta
L’indagine raccontata oggi non sarebbe stata possibile senza un complesso lavoro preparatorio, nel quale le moderne tecnologie di visulaizzazione hanno avuto un ruolo importantissimo. Siamo andati a San Diego, nei laboratori dell’università della California dove Seracini e Falko Kuester hanno messo a punto un visore speciale: 70 schermi, ciascuno con una risuluzione doppia rispetto a quella dei normali tv hd, hanno permesso di visualizzare l’affresco di Vasari (acquisito da circa 100 fotografie in hd) con un dettaglio superiore a quello percepibile a occhio nudo.

Altissima risoluzione
L’immagine totale ha una risoluzione di oltre 600 megapixel: per capirci, una pagina doppia su Focus “pesa” circa 12 megapixel... Non solo: attraverso speciali filtri e termografie, l’immagine è stata preparata “a strati”, in modo da evidenziare crepe, danneggiamenti e punti attraverso i quali era possibile far passare minuscole sonde endoscopiche. Anche se la superficie dipinta non è stata danneggiata (si è bucato solo al di sotto di essa, rimuovendola o approfittando di distacchi del tempo), l’uso stesso dei trapani avrebbe potuto essere dannoso per l’opera vasariana. Per questo, prima di procedere, è stato realizzato uno speciale trapano (simile, nel concetto, a quello usato dai dentisti), capace di ridurre al minimo le vibrazioni prodotte dal suo funzionamento.

12 marzo 2012 Carlo Dagradi
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