Arte

Chi è davvero e altre 9 cose che (forse) non sai su Banksy

La tecnica, le prime opere, la caccia senza fine all'indiscusso e misterioso re della street art.

Banksy: artista e writer inglese, c'è chi dice che le sue provocazioni siano la nuova frontiera dell'arte pop, anche se a colpire è spesso lo stratosferico valore commerciale dei suoi graffiti, realizzati perlopiù sui muri delle città dove sceglie di esibirsi a sorpresa. Ma ridurre Banksy a una mera questione di mercato (dell'arte) è un errore, esattamente come leggere la sua ironia come qualcosa di estraneo all'Arte (con la "A" maiuscola): le opere di Banksy si inseriscono in un percorso artistico di tutto rispetto, così come lo era quello dei graffitari che lo hanno preceduto, da Keith Haring a Jean Michel Basquiat, e a cui la storia ha reso giustizia tardiva.

Per cogliere la vera essenza di Banksy bisogna soffermarsi sulla sua storia. Quale tecnica utilizza? Qual è la sua prima opera ufficiale? A chi si ispira? Chi si nasconde dietro la sua maschera? Ecco 10 cose da sapere sul re della street art.

1 - Le origini. Il mistero sulla sua identità, che è parte del fascino che esercita, lascia trapelare alcune cose. Sappiamo per certo che Banksy è nato a Bristol, in Inghilterra, dove faceva parte di una gang, la DryBreadZ Crew. Anche oggi che è una celebrità, Banksy vi torna regolarmente, o così pare, dal momento che si annuncia con una nuova opera su strada. Banksy non è però l'unico graffitaro in città: basta farsi un giro per le strade di Bristol per scoprirne almeno altri 100 - e capire che lì la street art è di casa.

2 - La prima volta. Il primo grande murale in esterni di Banksy è The Mild Mild West, dipinto nel 1997 per coprire una pubblicità nel quartiere di Stokes Croft. Raffigura un orsacchiotto che lancia un cocktail molotov a tre poliziotti in tenuta antisommossa: è il simbolo delle tante rivolte che hanno segnato la storia anche recente di Bristol (l'orsetto rappresenterebbe proprio i bristoliani). Un'opera in parte lungimirante: l'ultimo rivolta popolare (riot, in inglese) è avvenuta nel 2011, contro l'apertura di un supermercato proprio nella zona di Stokes Croft, orgogliosa delle sue botteghe indipendenti non associate a nessuna catena. Banksy non ha fatto mancare il suo contributo, realizzando il poster della rivolta.

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Breaking News - Un finto schermo tv in una delle stanze del Walled Off Hotel (vedi), a Betlemme: l'albergo con vista sul muro che separa la città palestinese dai territori di Gerusalemme est. © banksy.co.uk

3 - Ispirazione. Banksy deve molto al lavoro dell'artista di strada francese Blek Le Rat, considerato uno dei pionieri della street art. Da lui ha mutuato l'uso dello stencil (una maschera per riprodurre più volte le stesse forme) e il carattere del topo (rat, in francese), ora considerato rappresentativo del suo lavoro.

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Shower screen (tenda per la doccia), sul "lungomare" del Tropicana Lido, il centro balneare abbandonato divenuto per cinque settimane (nell'estate del 2015) lo scenario di Dismaland, il "parco dei divertimenti" allestito da Banksy. © Banksy / foto di Lucas Ross / Cercasi Banksy disperatamente (L'Ippocampo)

4 - Il grande furto. Banksy è anche scultore, e una delle sue sculture più famose, The Drinker, somiglia molto al Pensatore (di Rodin), ma con un segnale stradale sulla testa. Nel 2004 si trovava al centro di una piazza molto trafficata a Londra e da lì fu rubato con una gru mobile senza che nessuno ci facesse caso. Il docufilm The Banksy Job, uscito nel 2016, racconta la vicenda del furto messo in atto da AK47, che si autodefinisce terrorista dell'arte.

5 - Contro i mercanti. Nel 2013, per denunciare le assurdità del mercato dell'arte nel valutare le opere d'arte (anche le sue), Banksy ha messo in vendita per strada alcune sue opere stampate, a 60 dollari. I fortunati acquirenti non erano troppo consapevoli di ciò che si erano accaparrati, almeno fino al giorno dopo, quando Banksy ha messo online un video diventato subito virale: oggi quelle opere sono valutate attorno ai 20.000 dollari.

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A Visual Protest è il titolo della mostra (non autorizzata) sulle opere di Banksy, al MUDEC di Milano dal 21 novembre 2018 al 14 aprile 2019.

6 - La tecnica. Banksy non dipinge direttamente sui muri, ma prepara il lavoro in studio con stencil disegnati a mano o stampati su fogli di acetato o cartoncino, che poi ritaglia e affigge tutti assieme. Come lui stesso racconta nel libro Wall and Piece, lavorare in questo modo gli permette di essere più veloce ed è il segreto del suo essere inafferrabile: prima di essere "banksy", prima di affinare questa tecnica, era sempre troppo lento e veniva spesso colto in flagrante dalla polizia.

7 - Esistenzilismo. A quale corrente artistica appartiene Banksy? Lui si definisce un existencilist, dal titolo della sua più famosa mostra a Los Angeles: Existencilism, gioco di parole tra "esistenzialismo" e "stencil".

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Giochi per bambini, Bristol, giugno 2016. © Banksy, REX/Shutterstock

8 - Massive Attack. Il giornalista Craig Williams afferma di avere prove convincenti che Banksy sia in realtà Robert Del Naja, frontman della band di musica elettronica Massive Attack. Williams ha affermato di aver identificato una correlazione tra le città in cui si sono esibiti i Massive Attack e dove sono apparsi i murales dell'artista. Banksy, dal canto suo, non ha mai nascosto di essersi ispirato anche a 3D, graffittaro che a un certo punto della sua vita contribuì a fondare i Massive. Questa è però solo una delle tante supposizioni sulla sua identità.

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Dismaland: in fatto di inventiva e spavalderia, il parco dei divertimenti a tempo, allestito da Bansky nell'area di uno stabilimento balneare abbandonato, batte ogni precedente iniziativa. La foto è tratta da Cercasi Banksy disperatamente (L'Ippocampo, Milano 2018). © Banksy / foto di Lucas Ross / Cercasi Banksy disperatamente (L'Ippocampo)

9 - profiler. I criminologi della Queen Mary University di Londra si sono spinti a usare una tecnica chiamata profilazione geografica per identificare Banksy. Secondo loro sarebbe in realtà l'artista di strada Robin Gunningham, residente a Bristol. La profilazione geografica è una sofisticata e affidabile tecnica di analisi statistica utilizzata in criminologia per individuare i recidivi: secondo molti critici, quella di Gunningham ad oggi sarebbe in effetti la teoria più plausibile sull'identità di Banksy.

10 - Robin Hood. A dare sostegno a questa teoria ci sarebbe poi anche il fatto che pare che Banksy, agli inizi della sua carriera di street artist, si firmasse Robin Banx.

5 dicembre 2018
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