Sessualità

Un robot per amante

È l'ultima frontiera dell'intelligenza artificiale e della robotica: una nuova generazione di macchine dall'aspetto umano, progettate per fare sesso - e forse anche compensare carenze affettive. Vantaggi e rischi del sesso hi-tech.

Si chiamano Roxxxy, Denyse, Isabel ma anche Robert o Stew. Sono robot di ultimissima generazione, dotati di intelligenza artificiale e progettati per uno scopo ben preciso: soddisfare i desideri sessuali degli esseri umani, proprio come i robot protagonisti della serie tv Westworld.

Secondo David Levy, uno dei massimi esperti mondiali di robotica, intelligenza artificiale e dintorni, il primo sex robot potrebbe essere commercialmente disponibile entro la fine dell’anno a un costo di circa 10-15.000 euro. Poco più di un’utilitaria.

Come ti coccolo il robot. In un articolo pubblicato nell'ottobre del 2016 sul Daily Mail (il popolare giornale scandalistico inglese del quale ci siamo recentemente occupati), Levy spiega con dovizia di particolari come queste macchine avranno sembianze e dimensioni umane anche nelle parti intime, saranno sensibili al tocco e avranno anche un preciso orientamento sessuale (oppure no).

Westworld, un'oscura odissea sull'alba della coscienza artificiale e sul futuro del peccato... (serie tv, 2016).

L’intelligenza artificiale e il software di cui saranno dotate questa macchine permetterà loro di interagire con gli esseri umani, per esempio rispondendo a specifici stimoli vocali, visivi o tattili, e sostenendo semplici conversazioni. Sapranno riconoscere l'interlocutore, ne comprenderanno lo stato d'animo e impareranno a conoscerne gusti e preferenze.

Materiali sempre più evoluti e tecnologie costruttive all’avanguardia faranno il resto: questi androidi avranno infatti una pelle morbida e realistica, equipaggiata con numerosi sensori che la renderanno sensibile al tatto e con un sistema di riscaldamento che la manterrà a una temperatura naturale e piacevole da toccare. E poi micromotori che renderanno possibili movimenti di ogni tipo e una connessione a Internet per ricevere da remoto aggiornamenti e nuove funzionalità.


I sex robot potrebbero insomma essere il fenomeno tecnologico dell’anno: al momento ci stanno lavorando diverse aziende che hanno messo a punto prototipi più o meno avanzati.

Luci rosse hi-tech. Secondo gli addetti ai lavori uno dei più evoluti è Denise, il robot di Real Doll, azienda americana che realizza bambole per il sesso tra le più realistiche sul mercato.


Pelle di seta, corpo perfetto, occhi suadenti, Denise ha un scheletro mobile che le consente di assumere diverse posizioni, muove le labbra e la lingua ed è dotata di intelligenza artificiale, per interagire con gli esseri umani: per esempio a seconda di come viene trattata, ma sempre nel rispetto della personalità che le è stata assegnata via software.


Matt MacMullen, fondatore e proprietario di Real Doll, spiega dalle pagine del sito che Denise potrà essere equipaggiata con diverse personalità, a seconda dei gusti dell’acquirente: passionale, timida, intellettuale, romantica e così via.

Potrà innamorarsi del suo partner umano e sarà anche capace di cambiare umore nel corso della giornata. Insomma, sarà meglio non farla arrabbiare per non rischiare di trovarsi a dormire sul divano.


Il tempo dei robot. «Il nostro obiettivo», spiega MacMullen, «è quello di far sviluppare un attaccamento emotivo non solo al robot, ma alla sua personalità digitale». Inquietante o meno, secondo Levy è un obiettivo raggiungibile.


Nel suo libro Love and sex with robots Levy spiega infatti che non è complicato fare innamorare un robot di un essere umano: è cioè possibile programmare il robot in modo che si comporti come se fosse innamorato. In questo modo l’umano si sentirebbe amato dalla macchina, e potrebbe decidere - più o meno consciamente - di contraccambiare con una versione estrema di quello che è l’amore per la propria vettura, per la motocicletta o persino per un animale domestico.


Facciamolo tecno. Secondo gli esperti i sex robot potrebbero diventare molto presto un grande business: la sessuologa britannica Michelle Mars prevede una vera e propria invasione di macchine che nel giro di qualche anno andranno a sostituirsi ai sex workers, per esempio nelle località tristemente note per essere meta di turismo sessuale. Meno costi, meno problemi legali e meno rischi.

Secondo la Mars quello che cambierà è il concetto di trasgressione, che prenderà le forme e i modi inventati dai programmatori e “insegnati” ai robot.

I vantaggi del sexdroid. Secondo alcuni esperti del settore, l’avvento di questi androidi a luci rosse potrebbe portare diversi benefici alla società, tra cui un drastico calo del commercio di esseri umani destinati al mercato della prostituzione e della pedofilia e il contenimento delle malattie a trasmissione sessuale.


«L’idea di instaurare una relazione affettiva o fisica con un robot potrà sembrare strana ai più, ma pensate a come Internet e le nuove tecnologie hanno cambiato il modo di approcciare il sesso e le relazioni interpersonali», spiega Levy a chi solleva qualche perplessità sull’effettiva diffusione di queste macchine.

«Lo stesso concetto di “strano”», presegue Levy, «in campo sessuale è destinato ad evolversi piuttosto in fretta: molte pratiche oggi ritenute normali un secolo fa erano censurate socialmente o addirittura vietate dalla legge.»


Relazioni pericolose. Ma l’avvento delle sex machine suscita ben che più che qualche perplessità, almeno dal punto di vista etico. Noel Sharkey, docente di robotica all’università di Sheffield e considerato uno dei maggiori esperti mondiali su etica e morale legate all’avvento dei robot, si dice seriamente preoccupato soprattutto per i più giovani, che rischiano di trovarsi a vivere esperienze troppo coinvolgenti dal punto di vista fisico ed emotivo ma completamente scollegate dalla realtà.

«Come approcceranno il sesso opposto questi ragazzi? Che considerazione ne avranno?», si domanda lo scienziato.


In generale gli psicologi mettono in guardia dall’utilizzo di queste macchine, candidate a diventare un surrogato ad alta tecnologia delle vere relazioni. Ciò che si rischia è un'estremizzazione delle dinamiche e delle patologie legate al consumo compulsivo di pornografia online: come ci comporteremo con gli altri esseri umani quando l’unico metro di paragone è un macchina progettata per soddisfare ogni nostro desiderio e pulsione?

Quando il robot non ci sta. Ecco perchè alcuni esperti si domandano se non sia il caso di autorizzare i sex robot a dire "no" e a interrompere un rapporto in caso di situazioni estreme.


La questione è seria, al punto che Kathleen Richardson, ricercatrice in etica della robotica alla DeMonfort University, si è fatta promotrice di Against Sex Robots, una campagna di sensibilizzazione finalizzata a impedire la realizzazione e la diffusione di queste macchine.

Al centro dell’attività della Richardson c’è la donna: «I sex robot rendono esplicito il fatto che le donne sono considerate meno che umane e che servono solo per i desideri sessuali maschili. Non solo: alla persone viene detto che possono avere una relazione con questi oggetti. Ma se gli esseri umani possono relazionarsi con un oggetto, l’oggetto non può relazionarsi con loro», conclude la ricercatrice in una recente intervista rilasciata in occasione della sua partecipazione al Trieste Next 2016.

1 marzo 2017 Rebecca Mantovani
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