Sessualità

Sesso, orgasmi e statistiche

Una recente analisi statistica sugli orgasmi delle coppie negli Stati Uniti ha messo in luce alcuni dati interessanti, a partire dal sesso anale che garantirebbe alla donna più probabilità di provare l'orgasmo. Letto in modo più approfondito si rivela meno balzano di quanto appaia.

Affermare che donne e uomini raggiungono l'orgasmo con modi e tempi differenti è come scoprire l'acqua calda. Analizzando meglio la situazione, però, possono emergere dati utili ad approfondire la questione.

È il caso di un articolo pubblicato sul sito di data journalism FiveThirtyEight e che sta rilanciando un dibattito sulla cosiddetta differenza di genere relativa all'orgasmo (The Gender Orgasm Gap).

Un aspetto apparentemente curioso di questa approfondita analisi è che le donne avrebbero maggiore probabilità di raggiungere l'orgasmo grazie alla penetrazione anale.

Procediamo con calma, però, e partiamo dai preliminari (ops, dall'inizio).

La fonte. Mona Chalabi, autrice dell'articolo, è partita da uno studio sulla sessualità degli statunitensi condotto dall'Università dell'Indiana. La ricerca in questione, effettuata nel 2009, ha preso in considerazione 1.931 persone tra i 18 e i 59 anni alle quali è stato chiesto di rispondere a domande relative al loro ultimo rapporto sessuale. Unico requisito, che fosse avvenuto entro i 12 mesi precedenti.

Si tratta dunque di un campione relativamente ampio. Le domande preliminari hanno rivelato che il 92% degli uomini intervistati e il 98% delle donne erano eterosessuali.

Cosa procura l'orgasmo? La prima analisi ha suddiviso il rapporto sessuale in 6 atti differenti: masturbazione di coppia (definita dallo studio come l'atto di masturbarsi vicendevolmente, sfregando i genitali, ma non necessariamente senza i vestiti), e poi sesso orale praticato, sesso orale ricevuto, rapporto penico-vaginale, sesso anale ricevuto e sesso anale praticato.

Ad ogni intervistato è stato poi chiesto di indicare in presenza di quale atto sessuale avevano provato l'orgasmo. E questi sono i risultati:

Maschi contro femmine. Messe insieme tutte le risposte (grafico sopra) risulta evidente che un determinato atto sessuale influenza solo in minima parte l'orgasmo maschile, perché in linea di massima si ottiene sempre un valore intorno al 90%.

Discorso opposto per le donne: il 64% raggiunge l'orgasmo con la masturbazione di coppia, poco di più con un rapporto penico-vaginale. Il dato inatteso è quel 94% grazie al sesso anale. Tralasciando i maschietti, che ricevendo sesso anale raggiungono l'orgasmo nel 100% dei casi (ma qui entra in gioco la stimolazione della prostata), Mona Chalabi si è concentrata sulle donne.

Come leggere i dati. Chalabi ha cominciato sottolineando che la fortuna del sesso anale emerge grazie a un numero ridotto di risposte e dunque ha minore affidabilità rispetto agli altri atti: solo 25 uomini e 31 donne hanno detto di averlo ricevuto nel corso del loro ultimo rapporto sessuale.

Inoltre, bisogna considerare quanto emerge dall'immagine sottostante: in linea di massima, infatti, il raggiungimento dell'orgasmo è più probabile quanto maggiori sono gli atti sessuali effettuati nel corso di un rapporto.

L'onda lunga dello studio universitario. L'articolo di FiveThirtyEight ha fatto parecchio rumore, anche perché ha consentito di riportare in auge una serie di considerazioni effettuate nel 2009, quando venne pubblicato lo studio dell'Università dell'Indiana – lo stesso da cui è partita anche la giornalista di FiveThirtyEight Mona Chalabi.

Fra i contributi di allora vale la pena di recuperare quello pubblicato dal Guardian, in cui si punta l'attenzione sulla scarsa conoscenza del proprio corpo da parte delle donne e dunque sulla loro difficoltà nel sapere cosa chiedere al partner in vista dell'orgasmo.

Ed è interessante anche l'articolo uscito qualche anno dopo su Alternet, in cui si ipotizza che una delle ragioni alla base del fatto che gli uomini raggiungono l'orgasmo più spesso delle donne dipenda dalle «forze sociali che privilegiano il piacere maschile».

Il fattore giocosità. Spostiamoci ora sui contributi di questi giorni. Partendo direttamente dal pezzo di Mona Chalabi, Felix Salmon di Fusion ha avanzato una doppia ipotesi. Punto primo, e riprendendo l'osservazione di Chalabi, siccome il raggiungimento dell'orgasmo è più probabile quanto maggiori sono gli atti sessuali effettuati nel corso di un rapporto, «è ragionevole presumere che la maggior parte di coloro che ricevono sesso anale non si limitano solo a quell'atto nel corso del rapporto».

E se postuliamo che il sesso anale sia sinonimo di «persone alle quali piace fare sesso e alle quali piace mescolare gli atti sessuali, allora le donne che ricevono sesso anale hanno una sessualità più aperta e più consapevole, e dunque hanno maggiore facilità a raggiungere l'orgasmo».

Il fattore riconoscenza. La seconda ipotesi avanzata da Felix Salmon ne amplia una già evidenziata sin dal 2009, e cioè che il gap di orgasmo possa dipendere dall'assenza di reciprocità.

Siccome non ci sono organi sessuali femminili nell'ano, «questi dati ci dicono che quando un uomo pratica sesso anale con una donna, quest'ultima gli sta facendo un favore». In un certo senso, dunque, ciò spingerebbe l'uomo a una maggiore attenzione per l'orgasmo di lei, a una maggiore reciprocità. Vorrà, insomma, ricambiare il favore.

1 settembre 2015 Aldo Fresia
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