Sessualità

Masturbazione: perché mai è (ancora) un tabù?

Per gli antichi era una pratica naturale, poi è diventata un "atto contro natura". Oggi la masturbazione resta un argomento tabù, eppure è una pratica che nulla ha di innaturale. Anzi...

Si fa, ma non si dice. Le ricerche parlano chiaro: circa il 60% delle donne e l'80% degli uomini dichiara di masturbarsi regolarmente. Eppure, avvertono sociologi, la metà di loro si vergogna di ammetterlo. Ma possibile che la masturbazione sia ancora oggi un tabù? Perché? E che cosa dice la scienza?

l'Autoerotismo dei Faraoni. «Le radici della condanna sono profonde e risalgono a credenze millenarie», spiega Costantino Cipolla, docente all'Università di Bologna Eppure, la masturbazione è nata con l'uomo, come mostrano numerose pitture rupestri preistoriche». Ma il confine tra sessualità ritenuta "lecita" oppure "illecita" si è spostato in senso inverso. Nell'antico Egitto si credeva che fosse stato l'atto autoerotico del dio Atum a dare inizio alla creazione e in segno di fecondità i faraoni si masturbavano durante le cerimonie sulle rive del Nilo», continua Cipolla.

Nel mondo antico, quindi, la masturbazione era un atto naturale come un altro. «È stato con il cristianesimo, per il quale la masturbazione "impediva la generazione della vita" ed era dunque un'offesa verso Dio, che si è trasformato quel piacere in peccato». Un peccato "contro natura" che, secondo il teologo medievale Tommaso d'Aquino, veniva al secondo posto per gravità appena dopo l'omicidio e meritava come punizione un anno di digiuno a pane e acqua. Con il passare dei secoli, poi, la condanna dell'atto divenne sempre più netta e si arrivò a colpevolizzare i pensieri («Sfiorare la mano di fanciulla, in quanto dilettevole, è già preordinato alla polluzione», scrisse il vescovo settecentesco Alfonso Maria de' Liguori) e nei conventi la vigilanza fu feroce.

Vizio impuro. «Nell'Ottocento, in Lombardia i bagni di alcuni seminari avevano uno specchio che serviva a controllare che i giovani non cedessero al vizio mentre si lavavano. E spesso le suore potevano fare il bidet solo se accompagnate», rivela Cipolla. «Una visione repressiva durata secoli che influenza ancora oggi il mondo occidentale». 

A peggiorare le cose, però, sono stati i pregiudizi medici nati negli ultimi tre secoli. Gran parte della responsabilità ricade su un luminare svizzero, Samuel August Tissot, autore del celebre De l'Onanisme (1760), pignola dissertazione su tutte le malattie causate dal "vizio impuro": cecità, gotta, epilessia, follia. Bastava notare questi sintomi per smascherare i colpevoli. Istruiti dai medici, schiere di pedagogisti hanno quindi consigliato i rime di più sadici e crudeli per reprimere il "flagello": il sessuologo clinico ottocentesco Giorgio Rifelli raccomandava ai genitori di «entrare nelle camere da letto all'improvviso ispezionando biancheria e lenzuola», nei casi estremi si poteva utilizzare il cosiddetto jugum penis, un anello metallico seghettato infilato sul pene per scoraggiare erezioni indesiderate.

E per le inguaribili onaniste, lo psichiatra tedesco Richard von Krafft-Ebing, autore di Psychopathia sexualis (l886), arrivò a prescrivere la "cauterizzazione della clitoride con ferri arroventati".

1972: la masturbazione diventa un "atto normale". La svolta epocale arrivò solo negli anni '40-'50 con il celebre "Rapporto Kinsey" (indagine sulla sessualità degli statunitensi) che, sfidando le convenzioni, ha messo in evidenza che, all'epoca, il 94% degli uomini e il 58% delle donne praticava l'autoerotismo. Infine nel 1972, sulla scia dei movimenti femministi, l'American Medical Association ha riconosciuto la masturbazione come un atto "normale".

Tutto bene? Mica tanto. Perché agli ossessivi divieti si somma da sempre un terzo fattore cruciale: il tabù sociale. In corso ancora oggi e che vale soprattutto per le donne. «Mentre nell'immaginario collettivo l'autoerotismo maschile dimostra potenza sessuale, quello femminile è ancora considerato segnale di perversione o di ingordigia sessuale. Nonostante gli slogan sessantottini, la pressione sociale attribuisce ancora alla donna un ruolo sessuale reattivo, e non attivo. La donna, cioè, nonpuò accedere al piacere sessuale da sola», spiega Cirus Rinaldi, sociologo all'Università di Palermo. Ma l'idea negativa che accompagna la masturbazione riguarda anche gli uomini: ancora oggi chi la pratica con frequenza è considerato uno "sfigato" che deve ricorrere all'autoerotismo perché non ha una partner.

Sessualità immatura e insoddisfazione? Del resto, benché sia molto alto il numero di chi si masturba nonostante abbia una relazione stabile, rimane sempre inferiore a quello dei single, dicono i dati. In un'indagine condotta nel 2016 dall'Università dell'Indiana sulla popolazione maschile Usa, appena il 16% degli uomini accoppiati confessa di essersi masturbato negli ultimi 30 giorni. Il dato, si sa, potrebbe essere distorto (almeno in parte) proprio dal fatto che «chi non ha un partner dichiara più facilmente di indulgere nell'atto. Chi è sposato, al contrario, se ne vergogna», sottolinea Cipolla. In un'analoga analisi scientifica australiana (Università di Sydney), la percentuale sale al 66% degli uomini e al 39% delle donne single, ma il dato riguardava le attività autoerotiche dell'ultimo anno.

Del resto è proprio lo stigma di "amore solitario" la vera origine di questo tabù sociale, afferma Cipolla. «L'autoerotismo è la simbolica esclusione dell'Altro, l'affermazione della propria autosufficienza sessuale. Corrisponde a un segnale di isola interiore ed è per questo che è considerato un segno di sessualità immatura o di insoddisfazione». Ma la realtà ci dice che non è così.

«Quello che è cambiato, rispetto al passato, è l'estensione dell'età in cui è praticato, evidenziata dalle ricerche più recenti (vedi pagina a destra). Si arriva alla terza età, ed è anche molto variegato il repertorio delle fantasie che accompagnano l'atto, spesso alimentate dalla visione di pornografia online».

L'autoerotismo per la scienza. Ma masturbarsi fa bene o male? «A patto che non diventi un'ossessione, è un atto che contribuisce allo sviluppo psicosessuale, alla scoperta dei propri meccanismi del piacere», spiega Roberta Giommi, direttrice dell'Istituto internazionale di sessuologia di Firenze. Il verdetto della scienza è sorprendente: non solo l'autoerotismo è una attività praticata già dal feto, dimostrano le ricerche condotte dai ginecologi spagnoli Vanesa Rodríguez Fernández e Carlos López Ramón y Cajal nel 2017. Ha effetti benefici sulla salute: provoca il rilascio di endorfine, gli ormoni della soddisfazione, di ossitocina e cortisolo in aiuto del sistema immunitario; previene il diabete di tipo2 e, come accertato dal Centro ricerche tumorali di Melbourne elevata di atti autoerotici maschili, secondo gli studiosi evoluzionisti inglesi Robin Baker and Mark Bellis, è dovuta a una precisa strategia evolutiva: «rimuove il vecchio sperma dall'apparato riproduttivo, accelerandone il ricambio e quindi offre maggior probabilità per un concepimento», dicono i biologi.

Il rischio, semmai, è un altro. Quello che il silenzio culturalee sociale sulla masturbazione alimenti la repressione sessuale. Cosicché vergogna e senso di colpa impediscano di godere del-la propria sessualità, in modo salutare, da adulti. E allora come fare? Per estirpare il tabù, capovolgendo completamente la prospettiva, l'Oms (l'Organizzazione Mondiale della Sanità) ha diffuso a tutti i governi europei nel 2013 il vademecum "Standard di Educazione Sessuale in Europa", promuovendo nelle scuole corsi di sessuologia. Lo scopo è quello di permettere ai bambini e ai ragazzi di avere dimestichezza con temi gratificazione che non deve preoccupare i genitori né essere interpretato come un segnale sessuale precoce. Un messaggio che a causa di secoli di tabù fa ancora fatica a diffondersi. 

21 maggio 2023 Camilla Ghirardato
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