In questi giorni, sta facendo discutere una petizione lanciata sulla piattaforma change.org da un folto gruppo di psicologi e pedagogisti e sostenuta da una vasta schiera di volti noti del cinema italiano, da Paola Cortellesi e Pierfrancesco Favino, da Claudia Gerini a Luca Zingaretti.
L'argomento è l'uso degli smartphone in età adolescenziale e la proposta riguarda la possibilità di inserire un divieto legale di possedere un telefonino prima dei 14 anni di età e di iscriversi a un social network prima dei 16.
Perché bandire il cellulare tra i ragazzi? Le motivazioni sono legate a preoccupazioni di tipo neuroscientifico: lo sviluppo cognitivo ed emotivo potrebbe essere compromesso dall'uso precoce di questi dispositivi, alterando l'equilibrio tra esperienze reali e digitali.
La mancanza di contesti sociali concreti, infatti, può influenzare negativamente le capacità di apprendimento e socializzazione, come dimostrato da alcune scuole che hanno già limitato l'uso dello smartphone. Un esempio? Il Calvijn College (Olanda), dove sei anni fa è stato proibito l'utilizzo dei telefoni cellulari.
Come è iniziata la sfida. Quando la scuola olandese ha introdotto il divieto, la reazione iniziale è stata di forte resistenza. Soprattutto gli studenti, abituati a usare i loro dispositivi durante l'orario scolastico, hanno percepito la decisione come qualcosa di anacronistico. In un clima di malcontento generale, circa il 20% dei soggetti coinvolti tra genitori, ragazzi e qualche insegnate, si sono spinti oltre, manifestando una spiccata contrarietà: alcuni temevano di non poter comunicare con i propri figli durante parte della giornata, altri ritenevano che vietare gli smartphone significasse negare l'accesso a nuove tecnologie utili.
Tuttavia la decisione era stata ritenuta necessaria dalle autorità scolastiche che osservavano da tempo come l'uso costante dei telefoni stesse influenzando negativamente la vita sociale degli studenti, con conversazioni sempre più rare e momenti di aggregazione ridotti.
Rivoluzione culturale. Nei quattro anni che hanno seguito l'introduzione del divieto, il Calvijn College ha osservato una trasformazione culturale. Il cortile e i corridoi, una volta silenziosi e popolati da ragazzi con la testa china sugli smartphone, sono tornati a essere spazi di interazione sociale. Gli studenti hanno ripreso a parlare tra di loro, a giocare e a socializzare durante le pause.
Anche le lezioni sono risultate più partecipate e meno frammentate, con un miglioramento dell'attenzione e della partecipazione degli alunni. Questo cambiamento ha attirato l'interesse di altre scuole locali, che hanno seguito l'esempio del Calvijn College.
Anche il governo olandese si è occupato della questione, raccomandando alle scuole secondarie di adottare misure simili.
Le reazioni degli studenti. Nonostante il successo complessivo, non tutti gli studenti hanno accolto positivamente il cambiamento. Circa il 40% ha dichiarato di apprezzare l'assenza dei telefoni durante le pause, ma il 37% ha espresso nostalgia per il loro utilizzo e alcuni hanno riferito di sentirsi costretti a socializzare, anche quando non ne avevano voglia.
Tuttavia, i benefici della misura sono stati evidenti: i ragazzi hanno dimostrato di essere meno distratti e più coinvolti nelle attività scolastiche, mentre si è verificato un calo significativo del cyberbullismo. Gli insegnanti hanno sottolineato come la qualità delle interazioni tra studenti sia migliorata, favorendo un ambiente più sereno e produttivo.
Una decisione irreversibile. Con il passare del tempo, la proibizione di utilizzare smartphone al Calvijn College è diventata parte integrante della vita scolastica e ha permesso di recuperare un tessuto sociale che sembrava perso.
Inizialmente si pensava di reintrodurre l'uso dei telefoni tra gli studenti più grandi, ma alla luce dei miglioramenti osservati, l'idea è stata presto abbandonata. Oggi questo divieto è considerato un punto di forza per l'istituto, che viene visto come un'istituzione innovativa e lungimirante, piuttosto che anacronistica.