Il malcostume di far assumere parenti e amici, senza tenere in minimo conto le capacità e il merito, è una delle piaghe del sistema Italia, e la ricerca non ne è – purtroppo – immune. Lo conferma uno studio pubblicato su Plos One e condotto da Stefano Allesina, cervello in fuga all'Università di Chicago (Usa), che per fare le pulci al suo Paese d'origine è partito dal database del Ministero dell'Istruzione, che raccoglie nomi e cognomi di tutti i 61.342 professori universitari italiani.
Le 9 discipline con più elevato grado di nepotismo
1. Ingegneria industriale
2. Legge
3. Medicina
4. Geografia
5. Pedagogia
6. Agricoltura
7. Ingegneria civile
8. Matematica
9. Chimica
Figli di papà
Allesina ha preso in esame i 28 macrosettori in cui sono suddivisi gli insegnamenti in Italia, e i relativi 370 settori minori, per capire quanto il nepotismo è diffuso all'interno di ciascuna disciplina.
In realtà, poiché lo studio si basa sulla frequenza dei cognomi uguali all'interno di ciascuna area, i risultati sono probabilmente sottostimati, perché non è stato possibile tenere conto di “figli di mammà” (che hanno il cognome del papà), né di eventuali amanti, cugini, generi e parenti alla lontana.
Eppure, il dato è ugualmente preoccupante: sono infatti ben nove gli ambiti di ricerca nei quali la frequenza delle omonimie è sensibilmente più elevata di quanto accadrebbe se gli accoppiamenti fossero casuali.
E il peggio è che in questi nove settori sono attivi ben 32.000 ricercatori, ovvero il 52,17 per cento della nostra forza lavoro universitaria.
1. Demografia ed etnologia
2. Linguistica
3. Psicologia
4. Orientalistica del Vicino Oriente
5. Archeologia
Per di più, alcune di queste discipline sono davvero importanti, perché hanno un impatto notevole sul benessere e sullo sviluppo dell'intera società: ai primi tre posti ci sono ingegneria industriale, legge e medicina. «Sebbene la presenza del nepotismo nell'accademia italiana non sia affatto una sorpresa, l'entità della sua diffusione, messa in luce dal questa analisi, va ben oltre le aspettative» osserva Allesina.
Meno al nord
I risultati permettono di individuare abbastanza chiaramente anche un gradiente geografico, dal quale risulta che il nepotismo è più diffuso al sud che al nord. Mentre l'analisi delle singole istituzioni, basata sulla frequenza delle omonimie al loro interno, permette di individuarne poco più di una decina (su 84) certamente virtuose (vedi tabella a fondo pagina).
Come intervenire?
Secondo Allesina, studi come questo possono essere utili per orientare la politica della ricerca in Italia: «Alcune delle trappole legislative che hanno portato a questa situazione sono: il fatto che troppi incarichi siano a tempo indeterminato, l'eccessiva frammentazione degli insegnamenti e la presenza di microsettori, facilmente “colonizzabili” da pochi docenti, e la totale assenza di incentivi per i professori che assumono in base al merito, e di conseguenze per chi, invece, manda avanti parenti e conoscenti».
Certo, osserva Allesina, in passato ci sono stati esempi di famiglie particolarmente talentuose in specifiche discipline: Marie Curie, per esempio, vinse due premi Nobel, suo marito uno e sua figlia un altro. Ma si tratta, ovviamente, di eccezioni.
Gli istituti in cui il nepotismo è assente (sono inclusi solo quelli con almeno 10 docenti)
Istituto
Città
Numero di docenti
Numero di omonimie
Università della Valle D'Aosta
Aosta
57
0
Università Carlo Cattaneo (Liuc)
Castellanza (Va)
48
0
Libera università di lingue e comunicazione (Iulm)
Milano
94
0
Università degli studi di scienze gastronomiche
Colorno (Pr)
66
0
Scuola Normale
Pisa
112
0
Istitute for avdanced studies (Imt)
Lucca
12
0
Università per stranieri
Siena
41
0
Università per stranieri
Perugia
60
0
Università europea
Roma
44
0
Libera Università Maria SantissimaAssunta (Lumsa)
Roma
84
0
Libera Università degli studi per l’innovazione e le organizzazioni (Luspio)
Roma
34
0
Scuola internazionale superiore di studi avanzati (Sissa)
Trieste
65
0
Genitori e figli. In foto