Tra il 1966 e il 1977, il sociologo australiano David Chambers chiese a 4.807 bambini delle scuole elementari di Canada e Nord America di disegnare uno scienziato. Fu un tripudio di camici bianchi, occhiali spessi, libri e fumetti con esclamazioni come "Wow, ho fatto una bella scoperta!".
Ma il dato che più di tutti colpì quando lo studio fu pubblicato, nel 1983, fu che su quasi cinquemila bambini, solo 28 avevano disegnato una femmina. E tra i 28 piccoli autori non c'erano maschi.
Si potrebbe pensare che da allora le cose non siano cambiate poi così tanto, ma non è così: David Miller, psicologo sociale della Northwestern University (Illinois), ha analizzato con i colleghi cinque decenni di dati su un totale di 78 studi con oltre ventimila bambini, ai quali era stato chiesto di disegnare uno scienziato. Dagli anni '80 in poi, come riporta un articolo sull'Atlantic, l'attitudine dei bambini a disegnare scienziate donne è cresciuta fino a raggiungere il 28% del totale: forse non è molto, ma è ben più dello 0,6% degli studi di Chambers.
Sulla carta e non solo. Questo progresso è andato di pari passo con una crescita - almeno negli USA - della rappresentanza femminile nella scienza. Certo le scienziate donne sono ancora superate in numero (e possibilità di carriera) dai colleghi, ma la loro presenza in cattedra, in TV e in tutte le occasioni di divulgazione è cresciuta, scalfendo in parte gli stereotipi di genere rispecchiati dai disegni. Nel 2015, per esempio, la percentuale di donne tra i laureati in chimica aveva raggiunto il 48%, dal 19% del 1966.
Ancora molto da fare. Tuttavia, il 28% di donne scienziate nei disegni non si avvicina neanche lontanamente a una situazione di equilibrio. Nella vita reale, se in campi come la chimica e la biologia è cresciuta la presenza delle donne, nella fisica e nell'ingegneria si resta ancora sotto al 20% (anche in Italia, dove le donne iscritte all'albo degli ingegneri sono circa il 15% del totale).
Piccole scienziate crescono. Il problema è che gli stereotipi di genere non riguardano soltanto la percentuale di donne che è già scienziato, ma anche il numero di quelle che pensa sia possibile diventarlo (senza contare l'opinione delle colleghe che si va formando nei futuri ricercatori maschi). Lavorando su queste rappresentazioni sarebbe forse possibile avvicinare più ragazze alle professioni scientifiche: un dato preoccupante che emerge dal test di disegno, infatti, è che il numero di scienziate donne disegnate scende a mano a mano che l'età dei giovani disegnatori aumenta.
All'età di 6 anni, il 70% delle bambine disegna scienziate femmine, ma le cose subiscono un'inversione di tendenza tra i 10 e gli 11 anni: arrivate a 16, il 75% delle ragazze disegna scienziati maschi.
Complessivamente, il 45% delle bambine in età elementare disegna scienziate femmine, ma è comunque un dato al di sotto della norma: di solito, i bambini disegnano personaggi del proprio genere anche quando si chiede loro una figura generica.
Davanti allo specchio. Chi critica questo tipo di esperimento sostiene che i bambini non disegnino quello che credano corrisponda alla realtà, ma quanto prescritto dagli stereotipi che trasmettiamo loro: gli stereotipi, però, non nascono dal nulla - ricordano Miller e colleghi - ma sono radicati nel nostro modo di pensare, ne sono il riflesso.
E lo stereotipo non si ferma al genere: il 79% degli scienziati "illustrati" negli ultimi decenni è risultato di pelle bianca. Questo dato è più difficile da interpretare - dipende anche dai colori che i bambini hanno a disposizione - ma rimane comunque decisamente sbilanciato. Sull'accesso alle professioni scientifiche, e sulla cultura scientifica in generale, abbiamo ancora molto da imparare (e da insegnare).