Psicologia

Uno scopo nella vita: chi lo trova, dorme meglio

Soprattutto in età avanzata, riuscire a dare un senso alle proprie giornate migliora il riposo notturno, riduce il rischio di insonnia e il ricorso a rimedi farmacologici.

In un'intervista qualche mese fa, Papa Francesco dichiarava di "dormire come un legno", per sei ore di fila o anche di più. E se nel caso del pontefice, molto fanno - come egli stesso ha precisato - la preghiera, la lettura serale, il tenere alla larga il cellulare e l'affidare le preoccupazioni a una statua di San Giuseppe (sotto forma di bigliettini), c'è un altro elemento che sembra favorire il riposo notturno, soprattutto in tarda età.

Avere una buona ragione per svegliarsi al mattino: cioè riuscire a individuare uno scopo nella vita, riduce l'insonnia e una serie di disturbi che la causano, e tiene lontani i farmaci per dormire.

Sonni tranquilli. Jason Ong, neurologo della Northwestern University di Chicago, ha sottoposto a questionari sulla qualità del sonno e sulla motivazione esistenziale 800 persone di età compresa tra i 60 e i 100 anni. Chi percepiva un più profondo senso di scopo davanti a sé e nel proprio vissuto passato, accusava anche meno frequenti apnee notturne (l'interruzione nella respirazione durante il sonno) e meno casi di sindrome delle gambe senza riposo, ossia la necessità di muovere senza pace gli arti inferiori, che colpisce soprattutto di notte.

Meritato riposo. Anche la qualità globale del sonno, in queste persone, è risultata migliore. I disturbi del sonno sono più comuni in età avanzata, ma l'effetto potrebbe essere diffuso anche in una fascia più ampia della popolazione. Coltivare giornate piene di senso potrebbe essere un modo per diminuire il ricorso a farmaci per dormire.

11 luglio 2017 Elisabetta Intini
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