Il prestigiatore invita a scegliere una carta dal mazzo. Si prende la decisione e - magia - la carta che abbiamo in testa è proprio quella che il mago ci presenta. A parte i trucchi in cui la scelta è effettivamente finta, magari perché tutto il mazzo è formato da carte uguali, i prestigatori usano una tecnica di forzatura molto efficace ma interamente basata sulla psicologia: crediamo di aver scelto liberamente un oggetto, che sia una carta o altro, ma in realtà siamo stati indotti scegliere proprio quello che l’illusionista voleva. Come e perché questo trucco funziona è diventato oggetto di studio da parte di neuroscienziati.
Decisione istantanea. Jay Olson, ricercatore della McGill University in Canada e appassionato di illusionismo, ha fatto un esperimento sottoponendo a un trucco oltre cento persone (in questo video si può vedere in che cosa consiste), per la maggior parte avvicinate per strada. Ha fatto scorrere molto velocemente un mazzo di carte davanti ai loro occhi chiedendo di sceglierne una. Poi ha chiesto di guardare la scritta sul codice a barre della scatola del mazzo, che recitava “dieci di cuori”, proprio la carta che la stragrande maggioranza delle persone aveva scelto. Come è stato possibile?
Libertà apparente. Come spiega Olson nello studio, pubblicato sulla rivista Consciousness and Cognition, il trucco è consistito nel far credere alle persone che la loro scelta fosse libera. In realtà, nel far scorrere il mazzo, in circa mezzo secondo, è bastato che la carta che il prestigiatore aveva in mente fosse presentata un istante più a lungo delle altre perché la scelta di quasi tutti (il 98 per cento!) cadesse proprio su quella.
Il 91 per cento ha anche confermato di aver preso la decisione in modo del tutto libero. È un trucco che i prestigiatori conoscono molto bene e che funziona, soprattutto quando la scelta è effettuata sotto pressione e quando c’è un’interazione sociale fatta di gesti e di parole.
Computer inabile ai giochi di prestigio. Nella seconda parte dell’esperimento, infatti, invece che nelle mani del prestigiatore, le carte scorrevano sullo schermo di un computer, con la carta target mostrata una impercettibile frazione di secondo più a lungo delle altre. In quel caso, solo il 30 per cento delle persone l’ha scelta: un risultato significativo, ma comunque di gran lunga inferiore al trucco compiuto dal mago, e a dimostrazione, semmai ce ne fosse bisogno, che negli spettacoli di magia l’interazione tra l’illusionista e il pubblico è essenziale al loro funzionamento.
Un pizzico di mistero. Un piccolo ma agguerrito gruppo di ricercatori si è dedicato negli ultimi anni a studiare in condizioni sperimentali i trucchi dei prestigiatori. Questa disciplina, per cui è stato anche coniato il nome accattivante di “neuromagia", potrebbe secondo i proponenti essere utile a capire meglio come funzionano gli inganni della percezione, un tema già caro a molta ricerca in psicologia, ma anche la memoria o l’attenzione. Si tratta di scienza, ma con una componente di mistero. Quale sia il trucco che consente di soffermarsi appena un istante di più sulla carta da far scegliere, per esempio, Olson, da buon prestigiatore, non ha voluto rivelarlo.
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