Una tecnica psicologica può rivelare cosa pensa davvero la gente di fronte a un sondaggio. E per chi voterà.
Grande incertezza. Riuscirà John Kerry candidato democratico alla Casa Bianca ad affermarsi sul presidente uscente George Bush? Un bel dilemma anche per i sondaggisti. |
Lo sanno bene alcuni istituti di statistica, che in passato hanno faticato non poco a offrire analisi significative, e numerosi giornalisti televisivi incappati in magre e amare figuracce nell'annunciare vittorie schiaccianti, sulla base di semplici exit poll, cioè interviste al seggio elettorale, che poi lo spoglio delle schede ha ignominiosamente ribaltato. Ora però uno psicologo-matematico sembra aver concepito il metodo giusto - a suo dire - per capire cosa la gente realmente pensa. Sembra infatti che quando si deve esprimere un'opinione politica (ma anche artistica o sportiva), siamo influenzati dall'idea di che cosa pensano gli altri. Per esempio siamo più portati a rispondere ciò che riteniamo sia la risposta della maggior parte delle persone.
Siero della verità statistico. Per scardinare questo meccanismo psicologico, Drazen Prelec del MIT di Boston ha pensato di trasformare i sondaggi in un gioco, aggiungendo un elemento di competizione. Oltre alla domanda vera e propria, per esempio “Secondo lei, Kaka è un grande calciatore?”, Prelec chiede quale secondo l'intervistato sarà l'opinione della maggioranza delle persone. Chi indovina l'esito del sondaggio, guadagna più punti e fornisce ai ricercatori i dati per capire se il campione in esame è stato sincero. Con questo sistema, infatti, i partecipanti al sondaggio sono indotti a dire realmente ciò che pensano, in particolare se un candidato o un film è migliore degli altri.
(Notizia aggiornata al 18 ottobre 2004)